Criticità Ambientali

‘Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria’ di Jason W. Moore

Prima di Antropocene – Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l’umanità del 2021 era uscito un altro libro ‘Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria‘ di Jason W. Moore del 2017.
Tutti i due libri trattano dei drammatici cambiamenti climatici; tutti e due i libri convergono sulla fine dell’Olocene per ribadire come si stia vivendo nell’Antropocene.
Il punto di vista di Jason W. Moore – storico dell’ambiente e docente di economia politica presso il Dipartimento di sociologia della Università di Binghamton negli Stati Uniti, è membro del Comitato esecutivo del Fernand Braudel Center for the Study of Economies, Historical Systems and Civilizations. – centra la sua visione all’economia del capitalismo, al suo modo di produzione che ha nel divenire storico la tendenza a farsi mercato globale. Il capitalismo è di per sé un regime ecologico: nella variabile di capitale, potere, ambiente si costituiscono i rapporti socio-naturali per cui sfruttamento e creazione di valore non si danno sulla natura ma attraverso di essa.
Nella prefazione si arriva subito al dunque: Il cambiamento climatico antropogenico che caratterizza l’Antropocene è una colossale falsificazione. Il cambiamento climatico non è il risultato dell’azione umana in astratto − l’Anthropos − bensì la conseguenza più evidente di secoli di dominio del capitale. Il cambiamento climatico è capitalogenico. Per questo Jason W. Moore chiama questa fase ‘Capitalocene’.
Abbiamo così anche lo spostamento del concetto di Antropocene che fa anticipare questa era al 1450, il momento nel quale gli Europei si guardano attorno alla ricerca di nuovi spazi di natura a buon mercato, iniziando un’appropriazione di nuove terre e assumendo un atteggiamento attraverso il quale schiavismo e colonialismo vengono sdoganati permettendo quell’accumulo originario che ha permesso l’esistenza del capitalismo stesso.
Le organizzazioni umane sono al contempo produttrici e prodotti della rete della vita, intesa come un mosaico di diversità in evoluzione. Da questa prospettiva, il capitalismo diventa qualcosa di più che umano. Diventa un’ecologia-mondo di potere, capitale e natura. L’argomento del Capitalocene è soprattutto una ipotesi dialettica. Questo, come abbiamo visto, rivela l’azione che il capitale compie appropriandosi non solo della forza lavoro, e depredando la Natura a buon mercato ma anche del lavoro gratuito delle nature umana e extra umana.
Si arriva allora a dire che ‘occorre cambiare il sistema e non il clima‘: affermazione in qualche modo valida e da diffondere, ma semplicistica e riduzionistica. Bisogna fare attenzione al modo in cui pensiamo il sistema.
Per guidarci verso una liberazione sostenibile dovremo essere sospettosi (afferma Moore) nei confronti di visioni che riducono il capitalismo ai suoi momenti economici e sociali…no, ‘il capitalismo si sviluppa attraverso la rete della vita. Nel suo movimento, la socialità umana è stata brutalmente sfigurata dalla struttura binaria Natura/Società in quanto astrazione reale che ha reso possibili i vari regimi razziali e di genere della modernità‘.
Certo che il libro diventa di difficile lettura per la mole di dati storici con rimandi e citazioni ricche di riflessioni concettuali che ruotano tutte sul tema storico-economico sociale; insomma una lettura forse per addetti ai lavori per ribadire la responsabilità del capitale e della conseguente economia di mercato dei problemi dell’Antropocene. In chiusura fa testo la quantità di dati, riferimenti e mole bibliografica a supporto di quanto si vuole affermare nel libro.

Gaia. Nuove idee sull’ecologia di James Lovelock

Questo libro, Gaia- Nuove idee sull’ecologia di James Lovelock, -edito da Bollati Boringhieri- è il primo che affronta la teoria di Gaia, nome della dea greca della Terra. James Lovelock fu quindi il primo studioso, che insieme alla microbiologa Lynn Margulis- madre a lungo incompresa della teoria dell’origine endosimbiotica della cellula eucariote- ad affrontare la Terra Gaia come un organismo vivente unico capace di autoregolarsi e rispondere a quei fattori che turbano gli equilibri naturali.
Tutto questo accadde nel 1979 e con ciò si inizierà a comprendere che la Terra non è una forza primitiva da sottomettere né tantomeno un pianeta che ruota senza méta nel cosmo. L’ecologia aveva un nuovo punto di vista. Così quella che chiamiamo MadreTerra è per la Terra stessa, Vita. Il primo capitolo prende spunto dalle sonde spaziali lanciate su Marte che stabiliscono che è un pianeta morto: è un pianeta che, come Venere, si è ossidato; Il suo contenuto di idrogeno (importante in tutte le forme di vita) è volatizzato.
Gaia è bella vista da lassù. La biosfera, con i suoi gas in continua trasformazione, è un combinato disposto per la vita. Una incredibile composizione chimica ha interagito con la formazione della vita e l’aria è stata una coperta molto funzionale.
A pag. 55 leggiamo:
Nella nostra società, dalla rivoluzione industriale in poi, noi ci siamo trovati di fronte a problemi di chimica di grande rilievo, come la scarsità di materiali essenziali e l’inquinamento locale. La biosfera primitiva forse ha dovuto affrontare problemi simili. Forse il primo ingegnoso sistema cellulare che apprese a raccogliere zinco dall’ambiente, prima per uso proprio e poi per il bene comune, senza volerlo raccolse anche un altro elemento simile ma velenoso, il mercurio. Qualche errore di questo genere probabilmente condusse ad uno dei primi incidenti da inquinamento nel mondo. Come di solito, questo particolare problema fu risolto mediante la selezione naturale, poiché noi abbiamo oggi sistemi di microrganismi che possono convertire il mercurio e altri elementi tossici nei loro metilderivati volatili. Questi organismi possono rappresentare il più antico processo vitale per l’eliminazione di rifiuti tossici. L’inquinamento non è, contrariamente a quanto ci viene spesso detto, un prodotto della turpitudine morale. Esso è l’inevitabile conseguenza della vita in azione.‘.
I vari gas quali l’ammoniaca, il carbonio, lo zolfo, il mercurio, l’azoto, il fosforo, l’ossigeno, l’idrogeno furono, nelle varie epoche geologiche, pensati nocivi per la vita sulla Terra; ma non fu per fortuna che tutto si evolse e una capacità di regolazione prendeva forma. Possiamo allora comprendere che la sopravvivenza attraverso ‘momenti’ difficili è possibile. La vita diventa funzionale all’equilibrio e allo svilupparsi dell’energia chimica.
Con esempi specifici l’autore simula la fine della vita su Gaia facendola diventare un pianeta morto come il fratello Marte e la sorella Venere. Ma questa fantasia può succedere?
Esiste una cibernetica naturale; un complesso sistema di autoregolazione che investe l’Uomo come Gaia. La regolazione della temperatura corporea dell’uomo a 37 gradi è un fatto molto complesso; così se esiste lo dovrebbe essere anche per Gaia. L’ elaborazione dei dati avviene per l’uomo nel cervello; per Gaia esiste certamente un sistema ancora sconosciuto: però sappiamo come valida la prova di sistemi di controllo a livello planetario che usa piante e animali quali componenti utili a regolare il clima, la composizione chimica e la topografia sulla Terra. La vita quindi è funzionale alla autoregolazione dell’ecologia terrestre.
Questo processo di ‘omeostasi’, di autoregolazione degli organismi viventi, è un concetto fondamentale della biologia moderna. Per concludere l’autore dopo aver spiegato i numerosi processi chimici che svolge la Natura lancia un appello di speranza: con una tecnologia adeguata riusciremo anche noi al pari della Natura a regolare gli innumerevoli comportamenti chimici ed ecologici per mantenere una futura armonia anche riuscendo con il raddoppio della popolazione umana a fornire il cibo e la sua sopravvivenza. Naturalmente facendo molta attenzione. James Lovelock prova molti elementi per supportare la sua idea di un pianeta che cerca sempre un suo equilibrio…ma Gaia come dice nella prefazione Telmo Pievani:“…Gaia potrebbe benissimo fare a meno di un mammifero africano loquace e invasivo, spuntato un paio di centinaia di millenni fa, cioè nell’ultimo quarto d’ora della storia della biosfera. Non dobbiamo quindi farci perdonare da Gaia, perché ne siamo parte, e la categoria corretta – suggerisce acutamente Lovelock – non è la colpa, bensì la responsabilità per le conseguenze delle nostre azioni.”.

La ‘Cultura della bistecca’ una battaglia da aggiungere a quella sulle auto a benzina e diesel

Bene la decisione trovata a Lussemburgo nel Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dei paesi UE di bloccare le vendite nel 2035 delle auto nuove a benzine e diesel. Tutto per l’obiettivo di emissioni zero nel 2050…ma io farei presente un’altra battaglia da aggiungere a questa sulle auto: quella di contrastare la ‘cultura della carne‘.

Esiste una riflessione, scritta esattamente 30 anni fa da Jeremy Rifkin con il libro Ecocidio. Ascesa e caduta della cultura della carne, su quanto è devastante il consumo di carne per l’ambiente e quindi per la salute in generale.
Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington, insegna alla Wharton School of Finance and Commerce. I suoi corsi all’Executive Education Program vertono sul rapporto fra l’evoluzione della scienza e della tecnologia e lo sviluppo economico, l’ambiente e la cultura. Presentando sconcertanti dati di fatto e ricorrendo agli apporti di diverse discipline, dall’antropologia all’ecologia, Jeremy Rifkin in quel libro formula una precisa accusa al consumo di carne.

La ‘cultura della carne‘ oltre che responsabile di molte malattie è fautrice e responsabile di enormi squilibri ecologici, incrementando la povertà e la fame nel mondo con la sottrazione di grandi quantità di cereali all’alimentazione umana. Inoltre per fare posto a pascoli vengono abbattute foreste, terre fertili vengono trasformate in deserti, per cui si alimenta la minaccia di catastrofi climatiche.
Quel libro si è rivelato profetico e la denuncia della ‘cultura della bistecca’, responsabile di milioni di tumori, di infarti e diabeti, ci invitava a cambiare comportamenti alimentari.
Un dato che poi ricordo mi aveva incuriosito è quello sui peti delle mucche che negli allevamenti intensivi superano per immissione nell’aria la quantità di metano di tutto il traffico automobilistico. Sì, il metano è prodotto in gran quantità dalla digestione degli animali, soprattutto i ruminanti e quel gas è capace di aumentare drasticamente l’effetto serra contribuendo a surriscaldare la Terra.

Anche i dati del settore zootecnico europeo non sono confortanti e emettono -secondo fonti di Greenpeace del 2020- l’equivalente di 502 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Se aggiungiamo poi le emissioni di gas serra, quelle che derivano dalla produzione di mangimi o dalla deforestazione, queste arriverebbero a toccare le 704 milioni di tonnellate di CO2. Ancora una conferma: L’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi è maggiore di tutto quello dei trasporti.






Viaggio in Italia dell’Antropocene – La geografia visionaria del nostro futuro di Telmo Pievani e Mauro Varotto

Viaggio in Italia dell’Antropocene – La geografia visionaria del nostro futuro di Telmo Pievani e Mauro Varotto
Abbiano visto gli effetti del periodo dell’Antropocene sul pianeta Terrae ora in particolare possiamo osservarli con Telmo Pievani e Mauro Varotto su l’Italia. Grazie al libro: ‘Viaggio in Italia dell’Antropocene – La geografia visionaria del nostro futuro’ conosciamo gli effetti devastanti dell’impatto dell’uomo sulla Natura in una porzione specifica della geografia: l’Italia.
Con Telmo Pievani, filosofo ed evoluzionista, e il geografo Mauro Varotto possiamo immaginare come si trasformerà l’Italia proiettandoci, in maniera distopica, nell’anno 2786; 1000 anni dopo il viaggio in Italia di Goethe.

Nell’introduzione si ricorda che: “L’idea di questo libro ha origine da una mappa realizzata nel 1940 dal geografo Bruno Castiglioni per i tipi del Touring Club Italiano, oggi esposta nella Sala dedicata al Clima del Museo di Geografia dell’Università di Padova, primo museo geografico universitario in Italia, inaugurato nel 2019. Quella mappa rappresenta due Italie molto diverse: un’esile silhouette peninsulare nella fase finale del Pliocene, risalente a 2,5 milioni di anni fa, quando la Pianura Padana ancora non esisteva e al suo posto si trovavano le calde acque tropicali del golfo pliocenico padano, e una più tozza conformazione corrispondente alla fase fredda dell’ultimo massimo glaciale, intorno a 20.000 anni fa, quando la costa adriatica si chiudeva all’altezza di Ancona.”. A questo Museo di Geografia dell’Università di Padova è stato deciso di donare i proventi ricavati dalla vendita del libro.

Divisa in 10 sezioni viene raffigurata una mappa d’Italia del futuro, il libro è anche una occasione er gustare quello che attualmente le bellezze del paesaggio ci riserva.
Così Venezia non esiste più e spiagge tropicali dell’Adriatico diventavano una meta per gli oligarchi russi. La nuova Venezia ora è Verona che con i suoi abitanti era riuscita a sopraelevare tutti i suoi tesori compresa l’Arena, San Zeno e Castelvecchio. Poi tra Adige e Garda le lagune si diffondevano. Anche Firenze si può dire che sia una nuova Venezia e la sua laguna e un arcipelago che corre verso il Tirreno.
Un’altra cosa che succede è che i nuovi migranti non saranno più gli africani in fuga dalla miseria e dalle crisi climatiche, ma siamo noi alla ricerca di accoglienza e salvezza. L’Italia a bagnomaria si presentava molto diversa e Sardegna con la Corsica erano un’isola unica; mentre la Toscana con il suo Appennino risultava un arcipelago di innumerevoli isole… insomma si dice chiaramente che ‘Numerose città si troverebbero sotto almeno 40 o 50 metri d’acqua: nel nordest Venezia, Trieste, Padova, Treviso e Pordenone; nell’area romagnola Ferrara, Rimini e Ravenna; in Liguria ovviamente tutti i capoluoghi di provincia sulla costa; in Toscana finirebbero sommerse non solo Pisa e Livorno, ma anche Lucca e Grosseto; nel Lazio non solo Latina, ma anche Roma, città (ex) eterna; lungo la costa adriatica la stessa sorte toccherebbe ad Ancona, Pesaro e Pescara; in Puglia scomparirebbero Bari, Barletta, Brindisi e Taranto, in Campania Napoli e Salerno, in Calabria Crotone e Reggio; in Sicilia Messina, Catania, Palermo, Siracusa e Trapani; in Sardegna il capoluogo Cagliari.”.
Non a caso il libro racconta del viaggio, un Grand Tour, fatto a bordo del battello Palmanova da Milordo. L’Italia era diventata un luogo di studio in Europa per il cambiamento climatico. A causa dell’innalzamento del mare tutto era cambiato.
E i ghiacciai? ‘Molti scienziati, come altrettante Cassandre inascoltate, lo avevano detto che i ghiacciai erano come i canarini del minatore che avvertono per primi la mancanza di ossigeno nelle gallerie. Era stato tutto inutile e in quel momento Milordo guardava le vette calve del Gran Paradiso, del monte Bianco, del Cervino e del monte Rosa, le sommità pietrose spoglie, gli enormi ghiaioni, i massi erranti, i bacini vuoti dove un tempo c’erano i laghi glaciali, i torrenti in secca, e poco sotto le praterie gialle, i versanti sferzati dal vento, le frane e gli smottamenti.’.

E la nostra Liguria? Ecco che era diventata le Cento Terre grazie ai suoi nuovi fiordi. Con i fiordi in aumento in altre parti d’Italia pare di essere in una nuova Norvegia.
Il viaggio di Milordo è una scoperta continua di nuovi paesaggi e il nostro Sud gli offre scenari fantastici. Dall’isola di Vesuvia, ovvero il Vesuvio e l’Apullia con la Trinacria sono luoghi africani.
Per concludere: ‘Nonostante la sua geografia apocalittica, questo libro semiserio è improntato all’ottimismo e intende stimolare all’azione, che per essere efficace dovrebbe coinvolgere tutte le scale, da quella politica a quella planetaria a quella dei comportamenti del singolo individuo.’.

In ultimo, prima della bibliografia, il libro fornisce dieci regole d’oro per mitigare il nostro impatto sul clima, a partire dall’attività più basilare della nostra vita ossia l’alimentazione.

“1) Ridurre il consumo di carne e derivati a massimo una o due porzioni a settimana, preferendo pesce di stagione, legumi, frutta secca e proteine di origine vegetale; quando necessario, prediligere carne, latte e uova provenienti da allevamenti non intensivi, biologici e all’aperto.
2) Scegliere frutta e verdura di stagione, privilegiando le coltivazioni biologiche: produzioni fresche stagionali consentono di risparmiare energia sia nella fase di produzione, sia nel mantenimento della catena del freddo, sia nell’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci.
3) Preferire l’acquisto di prodotti locali che non devono subire lunghi trasporti con mezzi inquinanti: evitare il più possibile frutti esotici come avocado, banana, ananas; ridurre le intermediazioni fino a fare acquisti direttamente dal produttore, per evitare passaggi di mano che spesso significano trasporti e rincari del prodotto.
4) Privilegiare i prodotti sfusi che non consumano imballaggi, come i distributori automatici di latte; acquistare confezioni formato famiglia rispetto a quelle monodose, per ridurre l’impiego di plastica per quantità di cibo consumato.
5) Fare acquisti di gruppo (in famiglia o in condominio) per ridurre i consumi di energia nei trasporti per fare la spesa.
6) Evitare cibi eccessivamente processati, poveri di nutrienti e ricchi di conservanti, le cui fasi di lavorazione”“
7) Riutilizzare le borse per la spesa o servirsi di quelle realizzate con materiali biodegradabili e di tela, evitando quelle in plastica.
8) Ottimizzare l’energia consumata nella preparazione e conservazione dei cibi con pentole, elettrodomestici e frigoriferi a basso impatto.
9) Ridurre gli sprechi, ottimizzare gli acquisti e riscoprire la cucina degli avanzi, evitando che finiscano tra i rifiuti: circa un terzo degli sprechi alimentari nei Paesi occidentali ha origine nella pattumiera di casa.”
10) Praticare la raccolta differenziata, per consentire il recupero di energia dai rifiuti prodotti, favorendo il più possibile modelli di economia circolare.

Il libro è edito da Aboca S.p.A -Società Agricola Sansepolcro (AR) ed è uscito nell’aprile 2021.

Intervento di Angelo Spanò -coportavoce di Europa Verde Genova- sulla pulizia degli alvei dei torrenti genovesi

Genova. “Chiediamo, prima che sia troppo tardi, l’immediata pulizia degli alvei, ricordo ai nostri amministratori che prevenire è meglio che curare”. Lo scrive in una nota Angelo Spanò, co-portavoce metropolitano di Europa Verde, contestando “la leggenda metropolitana che da anni circola sulla bocca di ignari cittadini” per cui sarebbero i verdi a opporsi al taglio della vegetazione infestante.
“L’unica accortezza che riteniamo utile sarebbe quella di lasciare delle isole dove potrebbero trovare spazio i volatili – continua Spanò -. Siamo fortemente contrari al dragaggi dei torrenti, poiché la manutenzione dei fiumi e la prevenzione del rischio idraulico non si fa estraendo ghiaia dai loro alvei. Riteniamo altresì necessario, la pulizia dei fiumi da alberi, arbusti e quanto altro possa ostruire o ridurre la sezione fluviale, come le grosse quantità di legname che si trovano lungo i torrenti e i rivi, che possono essere trascinate dalla corrente a valle con effetti disastrosi”.
Spanò documenta la situazione del rio Ruscarolo a Sestri Ponente (nella foto di copertina): “Troppi torrenti e rivi della nostra città sono in uno stato pietoso: vegetazione e arbusti presenti nel letto, possibile che le inondazioni del passato non facciano riflettere i nostri amministratori”.
“Da un po’ di anni si da la precedenza a delle frivolezze, come gli scivoli, ombrellini, le costose bandiere con la croce di San Giorgio e in alcuni tratti le piste ciclabili. Mi rivolgo al presidente Toti e al sindaco Bucci, ricordando loro la locuzione latina: Vigilantibus non dormientibus iura succurrunt“, conclude Spanò.

Antropocene- Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l’umanità

E’ stato ad un convegno a Cuernavaca in Messico, nel febbraio del 2000, di un gruppo di scienziati che si usò la parola ‘Antropocene’. Fu Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica, che usò quel termine che stava ad indicare una fase storica in cui l’uomo è in grado di modificare gli equilibri climatici, geologici, biologici e chimici del sistema. Il termine ‘Antropocene’ in verità si usava dal 1980 ad opera di un biologo Eugene Stoermer. Poi mai come ora si è evidenziato l’impatto umano sulla Terra. Per questo il concetto di ‘Antropocene’ è inserito oggi nella cronologia geologica della Terra: un modo per rimarcare l’influenza che ha avuto la comparsa degli ominini nel regno animale. A raccontarci tutto è il libro di Emilio Padoa-Schioppa, ‘Antropocene – Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l’umanità’.

L’impasto chimico che ha dato origine alla vita, ha portato alla nascita dell’Homo Sapiens che con l’espansione nei continenti ha iniziato a lasciare un impronta chiara sulla Terra.
Ma quando effettivamente è nata questa era geologica che chiamiamo ‘Antropocene’? Si paventa quando l’Homo Sapiens esce dall’Africa e spazza via tutte le altre specie del proprio genere; quando l’umanità impara a domesticare piante e animali e diventa agricoltore; quando viene scoperta l’America e l’Europa inizia a rimescolare le coltivazioni…ed ecco la rivoluzione industriale con la grande transizione energetica con carbone petrolio e metano. Quando? Di recente c’è la nostra epoca che inizia a metà del XX secolo, dopo la seconda guerra mondiale quando cresce il livello demografico arrivando a 7 miliardi di persone e aumentano anche i livelli socio economici. Questo è forse l’inizio vero dell’Antropocene.

Altre domande diventano sempre più attuali e drammatiche: come sfamare un’umanità in crescita senza impattare ulteriormente sull’ambiente? Chi può decidere di cambiare rotta e indicare come salvare la Terra? L’Antropocene ci dice che l’occasione di salvare il pianeta è solo nostra. E’ solo nostra la responsabilità.
La linea guida per una nuova rotta potrebbero essere sostenibilità e tecnologia.
Per quanto riguarda le decisioni globali da prendere e che siano vincolanti per tutti ci sarebbero l’Unione Europea e l’ONU; queste con limitazioni ed errori potrebbero insegnare…nello stesso tempo però Ong e istituzioni locali hanno un ruolo fondamentale nel portare avanti progetti pratici con buone possibilità di successo.
Non conosciamo di preciso quello che è successo nelle varie ere geologiche; la stessa scomparsa di molte specie resta un mistero, sappiamo di certo che la legge di Darwin resta un solido argomento, valutato in oltre un secolo e mezzo di osservazioni scientifiche, per conoscere l’evoluzione delle specie. Questa legge ci insegna che i caposaldi darwiniani sono: il fatto dell’evoluzione; la discendenza di tutte le specie da un antenato comune; un’evoluzione graduale; la moltiplicazione delle specie nel tempo; la selezione naturale come meccanismo che possa spiegare l’evoluzione.

L’autore del libro spiega che ci sono tre fattori che evidenziano l’impatto dell’uomo sulla Terra questi sono:1-quanti siamo 2- quali tecnologie usiamo 3- come usiamo le tecnologie. A questo proposito Padoa-Schioppa ricorda una equazione dell’ecologo Paul Eehrlich: I=PxAxT dove I è l’Impatto; P è la Popolazione A è l’Affluenza (l’uso delle risorse) e T è la Tecnologia. Questo modello chiamato IPAT ci aiuta a trovare le soluzioni e diventerà il fil rouge che accompagnerà la stesura del libro.

Attualmente sappiamo che molte specie estinte sono dovute all’Uomo e alle sue attività.
Io ho trovato esemplare i dati forniti in questo passaggio del libro: ‘La portata delle trasformazioni antropiche del mondo biologico è evidente anche osservando i vincitori: piante e animali domestici, la cui biomassa supera ormai di alcuni ordini di grandezza quella delle specie selvatiche. Ad esempio, il pollame domestico rappresenta il 70% della biomassa di tutti gli uccelli terrestri; e nella stima di tutti i mammiferi terrestri i bovini e i suini domestici sono il 60%, gli uomini sono il 36% e i mammiferi selvatici terrestri sono solo il 4%.
L’umanità è una forza biologica, ha il potere di portare le altre specie all’estinzione, e oggi non abbiamo più scuse: ne dobbiamo essere consapevoli e dobbiamo imparare a fare i conti con la responsabilità che questa situazione comporta. La tutela e la conservazione della biodiversità è oggi uno dei principali campi in cui è necessario impegnarsi.
‘.

Il libro, dopo avere analizzato i vari problemi chimico biologici, si sofferma sui negazionisti che su basi antiscientifiche e per interessi economici negano i disastri ambientali procurati dall’uomo, per concludere sulle possibili soluzioni ambientali. Per Emilio Padoa- Schioppa queste vertono su quattro parole chiave: sostenibilità, mitigazione, compensazione e adattamento.
In genere sono tre i pilastri su cui si ritiene debba reggersi la sostenibilità: il pilastro economico, quello sociale e quello ambientale.
Dunque, tutti i problemi ambientali che abbiamo visto caratterizzanti l’Antropocene possono e devono essere affrontati in una prospettiva di sostenibilità.
Mitigazione significa fare tutto quello che possiamo per ridurre il nostro impatto sulla biosfera. Abbiamo ad esempio tecnologie e conoscenze per passare a un’economia decarbonizzata e indipendente dall’uso di combustibili fossili. Una notizia di questi giorni è la cassazione di produzione di auto a diesel e benzina in Europa entro il 2035.
Compensazione significa che quando – inevitabilmente – facciamo qualcosa che ha un impatto negativo abbiamo anche la possibilità di compensarlo.
Infine, l’ultima parola importante è Adattamento. Potremo mitigare e diminuire il nostro impatto, potremo compensare alcuni degli impatti ma comunque dovremo adattarci ad alcuni cambiamenti. In chiusura una interessante bibliografia per conoscere più a fondo il problema.
‘Antropocene – Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l’umanità’, è un libro che aiuta a conoscere l’evoluzione del pianeta Terra con l’interazione umana: una possibilità e una sfida da non perdere.

5 giugno 2022 Giornata Mondiale dell’Ambiente

Sono passati 50 anni da quando l’ONU proclamò il 5 giugno 1972 la giornata mondiale dell’Ambiente. Ed è stata celebrata per la prima volta nel 1974 con lo slogan Only One Earth. Già, Una Sola Terra. Solo quella abbiamo e bisogna preservarla.
Tutto ebbe inizio molto prima, addirittura nel 1962 con il libro manifesto ambientalista ‘Primavera silenziosa’, della biologa statunitense Rachel Carson. In seguito un pacifista John McConnell propose di associare alla giornata della Terra il concetto di Pace. Oggi vediamo come senza pace tutti i problemi ambientali della Terra vengono aggravati.
Fu grazie agli ecologisti e a studiosi illuminati che i problemi ambientali iniziarono a diventare di dominio pubblico; fu resa la necessità di fermare l’inquinamento di aria, acqua, suolo e la distruzione degli ecosistemi con la scomparsa di migliaia di piante e specie animali. Insieme fu indicata la soluzione del passaggio alle energie sostenibili.
La battaglia non si ferma e quest’anno la Giornata Mondiale dell’Ambiente ha per tema ‘Go Wild for Life‘, ovvero il ‘Va il Selvaggio per la Vita’; prestare l’attenzione sul commercio illegale degli animali selvatici. L’uccisione e il traffico delle specie in via di estinzione non solo minacciano la biodiversità ma danneggiano altresì l’economia, favoriscono il crimine organizzato e incrementano la corruzione.
Con la celebrazione della Giornata Mondiale dell’Ambiente c’è il richiamo dell’ONU a salvare la biodiversità.
Speriamo che in questo periodo di dibattito politico per le elezioni amministrative e i referendum non si perda di vista il tema fondamentale a cui tutti siamo legati volenti o nolenti: quello ambientale, quello che farà vivere le generazioni future. Il 5 giugno serve anche a quello.
Serve una coscienza che si sviluppi soprattutto a livello locale e per questo tutte le scelte politiche anche quelle che riguardano una singola regione, città o paese sono importanti…con quelle poi si arriva alla celebrazione mondiale.

Terrafutura di Papa Francesco e Carlo Petrini

Terrafutura- Dialoghi con Papa Francesco sullìecologia integrale‘ Un libro edito da Slow Food nel 2020 che testimonia l’incontro tra due personaggi al cui centro c’è la riflessione su una ecologia integrale; una ecologia che prevede una armonia con se stessi, la comunità e la natura.
I due personaggi li conosciamo bene:
Carlo Petrini: fondatore di Slow Food e ideatore della rete internazionale di Terra Madre nonché agnostico ed ex comunista, aveva scritto la “Guida alla lettura della Laudato si'” pubblicata dalle Edizioni San Paolo.
Papa Francesco: gesuita è colui che ha riportato l’essenza del vangelo nella Chiesa mettendo al centro la povertà e la diseguaglianza economica. Una Chiesa degli ultimi; una fede nei valori di San Francesco d’Assisi: l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato.

Carlo Petrini, piemontese come i nonni di Mario Bergoglio, e il Papa Francesco si parlano la prima volta per telefono nel 2013. Decidono di incontrarsi e sull’onda di una proposta nata dall’enciclica ‘Laudato si‘, i due: un Papa e un ex comunista, un italiano e un argentino, un gastronomo e un teologo si incontrano finalmente nel 2018; seguiranno quello del 2019 e ancora quello durante la pandemia del Covid19. Tre incontri che possono essere riportati come un unico dialogo. Un dialogo importante che fa dello stesso dialogo l’elemento di forza e fondamento per trovare condivisioni e soluzioni utili all’umanità.
Quindi tutto nasce dall’Enciclica ‘Laudato si‘ che è un testo fondamentale e di una portata spirituale mondiale. Tutto viene riportato alla visione di Francesco d’Assisi con il tema del problema ambientale.
Papa Francesco nel dialogo con Carlo Petrini ad un certo punto dice: l’enciclica ‘Laudato si’ non è un testo ambientalista…è piuttosto un’enciclica sociale. Se si parla di ecologia, infatti, dobbiamo partire dal presupposto che noi siamo i primi a far parte dell’ecologia. Sembra ovvio ma non è affatto così. Lei sa qual è la principale spesa delle famiglie a livello mondiale, dopo cibo e vestiario? E’ la cosmesi! Mettendoci dentro anche la chirurgia estetica è la terza voce di spesa al mondo. Ecco allora che in questo contesto è difficile parlare di un nuovo approccio ecologico e di una nuova armonia con l’ambiente.
Un altro tema importante c’è nel dialogo del 2019 e riguarda il sinodo Panamazzonico dei Vescovi: un grande tema di dialogo su temi che dovrebbero essere all’ordine del giorno e all’attenzione di oggi come Ambiente, biodiversità, inculturazione, rapporti sociali, migrazioni, equità e uguaglianza. Carlo Petrini ringrazia il Papa Francesco per questa iniziativa e conferma che grazie a ‘Laudato si’ avviene una integrazioni tra laici e credenti che è un enorme modello di convivenza.
Sui giovani poi interviene Papa Francesco e dice: ‘Certamente! Qualcuno dice che Greta Thunberg è spinta da altri, che è manipolata. Io non lo so e in ogni caso mi interessa relativamente. Se la sua azione e il suo attivismo consentono a milioni di giovani in tutto il mondo di mobilitarsi, di prendere parte, non c’è che da gioire e da essere ottimisti. Mi interessa la reazione dei ragazzi: oltre che il futuro, loro devono prendersi il presente‘.
Il libro è un tesoro di molte sagge ragioni utili ad affrontare i problemi più complessi.
Parlando di cibo, convivialità, di bagna cauda, tajarin e tradizioni e migranti, si affrontano con leggerezza e profondità. Come la celebrazione del film Il pranzo di Babette: un inno all’amore e alla gioia.
L’ultimo incontro tra Carlo Petrini e Papa Francesco è del luglio del 2020 in piena pandemia. L’incontro avviene dopo il Sinodo Panamazzonico e Carlo Petrini ne parla entusiasta; ma poi si verte sull’economia e saltato per il virus l’evento su l’economia di Francesco ad Assisi, Papa Francesco dice: ‘Oggi l’umanità è calpestata da questo virus e dai tanti virus che noi abbiamo fatto crescere. Questi virus ingiusti: un’economia di mercato selvaggia, un’ingiustizia sociale violenta. Abbiamo bisogno di una politica che dica mai a un’economia selvaggia di mercato, mai alla mistica delle finanze a cui non ci si può aggrappare perché sono aria. Un nuovo modo di intendere l’economia, un nuovo protagonismo dei popoli. Mai ai populismi, che siano essi politici, culturali o religiosi. Sì ai popolarismi, dove i popoli crescono, si esprimono ognuno con le caratteristiche proprie e in comunità. Mai al settarismo religioso.‘.
Un discorso sempre più attuale e che si lega all’ambiente in modo concreto.
Conclude il libro l’esortazione apostolica ‘Querida Amazonia e quella sulle comunità ‘Laudato si’ con un pensiero sul concetto di comunità.
Qui Papa Francesco ricorda che: ‘Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia‘.
Un libro da leggere.

















Giornata mondiale delle api, i Verdi raccontano l’esperienza del “Museo delle Api e del Miele” di Vezzi Portio

Lettera del 21 Maggio 2022


La “Giornata Mondiale delle Api” è stata istituita nel 2017 dal’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e si celebra ogni 20 maggio con lo scopo di tutelare gli insetti impollinatori, fondamentali per la biodiversità.
Tra le tante iniziative degne di nota, ad Airole in Liguria, in provincia di Imperia, c’è stata la presentazione del nuovo presidio Slow Food dell’ “Ape nera del Ponente Ligure”, in collaborazione con “Apiliguria”.
A Pantelleria si è svolto il “Convegno internazionale- Apis selvatica” sul tema dell’interazione tra le api allevate e le api ferali, con misure concrete per la protezione delle colonie selvatiche di “Apis mellifera”.

E’ utile ricordare come il 70% delle 115 principali colture agrarie mondiali tragga beneficio dall’impollinazione, ma l’inquinameto ambientale, i cambiamenti climatici, la distruzione degli habitat, i parassiti, le specie, aliene mettono a rischio la sopravvivenza delle api e l’esistenza di molte colture, quindi la sicurezza alimentare di milioni di persone.

A conclusione dell’ importante giornata, si possono rilanciare alcune interessanti iniziative che si spera possano entrare nelle abitudini di chi vuole agire concretamente.
Ad esempio, chi ha la fortuna di poter gestire spazi di terra fertile all’aria aperta può mettere a dimora essenze capaci di aiutare le api a vivere (rosmarino, lavanda, basilico, salvia, borragine, erba cipollina, ecc.),
E’ utile, inoltre, impegnarsi con continuità a scegliere prodotti biologici (come è noto i pesticidi sono tra i principali nemici degli insetti impollinatori, oltre che un pericolo per la specie umana).
Bisogna sostenere chi lavora con impegno nell’economia delle api ( bee-economy).
In Italia nel 2021 sono stati censiti in 70.000 apicoltori, che allevano quasi 2 milioni di famiglie di api, con una valutazione economica annuale di circa 3 miliardi di Euro. Tutto questo è a rischio sopravvivenza.

Ricordiamo che in provincia di Savona, a Vezzi Portio ( frazione S.Giorgio), è presente e attivo il “Museo delle Api e del Miele”, unico in Italia, che dal 2009 custodisce (grazie alla Badia Benedettina di Finalpia) circa 2000 reperti di grande interesse, provenienti da ogni parte del mondo, collezionati da Angelo Cappelletti nel corso di una vita.
Alcuni pezzi sono rarissimi: un blocco di propoli trovato in una millenaria tomba peruviana, alcuni attrezzi del 1600, poi arnie, smielatori, ecc. Un vero tesoro che merita di esser visitato.
Visite guidate, programmate, sono organizzate dall’ azienda locale “Ca du Megu” di Federica Delfino e Mirko Bulgarelli che ne curano l’organizzazione e il significato storico-culturale.

Gli scienziati hanno dimostrato da molto tempo il rapporto preciso tra l’aumento di pesticidi in agricoltura e la crescente moria delle api.
Dal “National Geographic” e dall’Associazione degli Apicoltori Italiani “UNAAPI” apprendiamo che dal 2017 la nostra produzione di miele è diminuita dell’80% e, problema ancora più grande, diminuisce il lavoro di impollinazione che avviene grazie alla api, senza le quali le nostre piante da frutto non potrebbero sopravvivere.
E’ arcinota la frase di Einstein: “Se l’ ape scomparisse dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
In Italia, secondo i dati della Coldiretti, due barattoli di miele su tre, in vendita, sono di importazione (dall’ Ungheria 7,6 milioni di Kg.e dalla Cina 2,6 milioni di Kg).
Gli apicoltori liguri sono1400, con una dotazione di 25.000 alveari, ognuno può produrre circa 15 Kg. di miele ogni anno.
Si parla poco di questo problema vitale che interessa non solo la produzione e il commercio del miele, ma tutto il ciclo della vita delle piante ( alcuni coltivatori per avere una buona impollinazione noleggiano gli alveari degli apicoltori).
Grande merito va a quei coltivatori liguri e savonesi che grazie all’ “agricoltura biologica” non solo aiutano la vita delle api, ma portano ai consumatori frutta e ortaggi di qualità senza quei veleni che sono purtroppo responsabili di gravi malattie.

Loredana Gallo e Roberto Delfino – coportavoci federazione provinciale di Savona

Un inceneritore a Genova?

Comunicato di Gianfranco Porcile per la lista rosso-verde: EuropaVerde con Sansa – Linea Condivisa
Di nuovo un inceneritore a Genova?
Alla avventata proposta del Presidente Toti di un inceneritore di rifiuti (sembra che piaccia di più se lo si chiama “termovalorizzatore”), ha fatto eco la risposta del sindaco uscente Bucci, che secondo notizie di stampa, ha dichiarato. “Il termovalorizzatore? Non si può dire NO a prescindere!”. A parte che la battuta ci fa venire in mente Totò, noi siamo invece convinti che la risposta debba essere un NO chiaro e deciso. La Direttiva europea sui rifiuti del 2008 (2008/98/CE), recepita dal governo italiano, con i successivi aggiornamenti è contro l’incenerimento dei rifiuti, anzi auspica la riduzione progressiva anche dell’avviamento in discarica: prevede tra l’altro la raccolta differenziata spinta fino al 70% e la riduzione del 10% del volume totale di rifiuti prodotti. Il Comune di Genova per la raccolta differenziata è la Cenerentola d’Italia, fermo al 35,43% da molti, troppi anni. Bucci nella dichiarazione fa anche riferimento ad amministrazioni governate dalla sinistra in cui sono attivi inceneritori: probabilmente si riferisce alla Emilia-Romagna, dimenticando però che lo studio “Moniter” del 2012 da parte di ARPA dell’Emilia Romagna ha dimostrato effetti negativi sulla gravidanza sicuramente correlati alla esposizione agli inceneritori. Gli abitanti della Valbisagno non hanno ancora dimenticato gli anni del secolo scorso quando l’impianto della Volpara ancora in funzione regalava danni all’ambiente e malattie gravi come tumori, collegati alla emissione di diossine, metalli pesanti e polveri sottili. Quindi noi rispondiamo: “Inceneritore? NO, grazie!”
Non a caso per noi di EuropaVerde-con Sansa- Linea Condivisa il primo punto del nostro programma è quello sulla Transizione ecologica: all’interno della quale vogliamo una raccolta porta a porta e la riduzione dei rifiuti, centri di riciclo e riuso e tariffe meno care e più giuste.
Gianfranco Porcile
Lista rosso-verde: EuropaVerdecon Sansa – Linea Condivisa

Convegno su ‘La sfida dell’energia a Genova’.

Si è svolta giovedì 12 maggio alle ore 15, presso il point del candidato Ariel dello Strologo in via Cairoli 5–7r, una tavola rotonda su ‘La sfida dell’energia a Genova‘. Condotta da Selena Candia sono intervenuti: Federico Borromeo -direttore di Legambiente Liguria- Andrea Podestà -Energy Manager- Mauro Solari -Gruppo Ambiente Linea Condivisa e Angelo Bonelli – co-portavoce di Europa Verde- Verdi.

Il dibattito ha affrontato subito il tema delle energie sostenibili, dove Selena Candia ha rimarcato come la Liguria rappresenti l’ultimo posto fra le regioni italiane a utilizzare questo tipo di energie. Questo dovrebbe essere un argomento su cui combattere a tutti i livelli. L’argomento delle energie è sempre più presente e pressante: da loro passa il futuro dell’ambiente e il suo stato. I filoni quali il fotovoltaico e l’eolico, (il sole e il vento) per cambiare rotta esistono e si tratta di incrementarli. Le energie sostenibili sono le energie rinnovabili; quelle che hanno un basso impatto ambientale e sono, a differenza di quelle che producono inquinamento e gas serra, inesauribili.
Angelo Bonelli prende la parola, allacciandosi a quanto detto da Serena Candia, ha centrato il discorso sui costi dell’energia sostenibile, che sono sempre stati considerati non economici. ‘Non è così. Bisogna iniziare a pensare che l’energia sostenibile è un investimento; è in grado di generare ricchezza su tutti i piani: lavorativo, ambientale e sociale con una sostenibilità che si rivela preziosa‘. I costi dell’attuale energia sono determinati da speculazioni e da super profitti. L’ENI rappresenta un esempio di tutto ciò, con un surplus di profitti di ben 40 miliardi. Ora con la guerra della Russia in Ucraina si dà alito a speculazioni sul gas e sul petrolio, facendo lievitare costi insostenibili per le famiglie. Questo dovrebbe invece rappresentare l’occasione di scelte irreversibili sulle energie sostenibili.
Federico Borromeo di Legambiente Liguria ha invece portato la testimonianza del progetto chiamato ‘comunità energetiche’ dove cittadini, associazioni e piccole comunità si mettono insieme per creare risorse energetiche autoprodotte. Un altro esempio fattibile di ricerca sostenibile. ‘Interessante quello che ha predisposto il Comune di Bogliasco sull’efficientamento energetico con la predisposizione di una Comunità energetica’. Un argomento da approfondire con tutte le implicazioni tecniche.
Mauro Solari ha spiegato come esistano in Liguria ben 67 KM quadrati di tetti per cui basterebbe attrezzarne 50 km quadri con pannelli fotovoltaici per raggiungere una sufficienza energetica nei condomini…’naturalmente questa è una ipotesi e si sa che per molti motivi questo non potrà avvenire però è giusto far presente come possono esistere delle soluzioni; soluzioni che riguardano scelte dei Comuni‘. Così come per il trasporto pubblico che deve essere sempre più incentivato e reso appetibile con formule di efficienza e sostenibilità come i tram. I Comuni hanno una grossa responsabilità nel promuovere le energie sostenibili e dovrebbero essere più lungimiranti. Paradossale è la questione dei bonus del 110% sui lavori che vengono effettuati senza una vera e propria programmazione comunale…
Andrea Podestà in qualità di tecnico afferma come il tema energetico sia molto complesso; non difficile, ma su cui occorre competenze. Lo stesso bonus dato dal governo e in misura abnorme non serve molto: occorrerebbero dei bonus più limitati e durevoli nel tempo. ‘Occorrerebbero misure più diversificate del ‘cappotto’ per rendere le case più efficienti alle norme ambientali‘. Il dibattito resta aperto.

In chiusura dopo alcuni interventi chiarificatori, il convegno si è chiuso. E’ stato un incontro molto interessante e partecipato. Un argomento che potrà essere ripreso nella campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Genova.




Il mondo in fiamme. Contro il capitalismo per salvare il clima di Naomi Klein

Naomi Klein (Montréal, 8 maggio 1970) è una giornalista, scrittrice e attivista canadese, impegnata da oltre 20 anni nelle battaglie per la giustizia sociale e per la salvezza dell’ambiente, documentando le catastrofi in corso e raccogliendo dati, spesso scomodi. NoLogo del 2000 è il libro che l’ha resa famosa nel mondo. Quel libro trattava un’analisi della storia delle tecniche di gestione del marchio e alle sue ripercussioni sulle dinamiche del lavoro e un radicale cambiamento del capitalismo con la creazione del mercato globale, per cui lo sfruttamento della manodopera veniva dislocata nei paesi del Terzo mondo.
Il libro ‘Il mondo in fiamme. Contro il capitalismo per salvare il clima’ è uscito nel 2019 -tradotto in italiano dalla Feltrinelli editore- e affronta alla radice la battaglia da condurre per salvare il clima. Per Naomi Klein questa è l’ultima occasione per invertire la direzione del nostro futuro. Per superare la crisi del clima, dobbiamo cambiare il sistema che l’ha prodotta. Senza mezzi termini dobbiamo essere capaci di rinunciare alla cultura consumistica affrontando con coraggio la sfida di un cambiamento radicale nel nostro stile di vita.
E’ un bene ricordare la battaglia dei giovani, e nel primo capitolo Naomi Klein lo riporta: ‘I giovani di tutto il mondo stanno portando allo scoperto il cuore della crisi climatica mentre esprimono la profonda nostalgia per un futuro che credevano di possedere ma che sta progressivamente svanendo ogni giorno in cui gli adulti non agiscono ammettendo che viviamo un’emergenza.
È questa la forza del movimento climatico giovanile. Diversamente da tanti adulti in posizioni di potere, non sono stati ancora addestrati a occultare sotto il vocabolario della burocrazia e dell’ipercomplicazione gli incalcolabili rischi odierni’. Tra queste un richiamo particolare a Greta Thunberg e la sua sindrome di Asperger, che ha contribuito a farne una ossessione il problema del cambiamento climatico. Una ossessione che dovrebbe investire tutti.
Da lì in poi la Klein documenta quanto il problema ambientale interessi sempre più la politica. Un riferimento a No Logo è doveroso per richiamare tutti ad un modello economico più umano con l’abbandono dell’economia di mercato responsabile dell’attuale cambiamento climatico.
Una riflessione per me qui appare giusta: l’attuale guerra in Ucraina vede nello scontro Russia-Stati Uniti, non un cambiamento di economia di mercato, di neoliberismo…anzi la guerra dell’occidente è combattuta solo sul piano economico capitalistico che non prefigura nessuna inversione; su questo piano continua e si accelera il dramma del cambiamento climatico come avvenne con i consumi del new deal nel dopoguerra della seconda guerra mondiale. Nel libro si auspica invece un Green New Deal pieno di speranza e umanità; un piano non solo pieno di pannelli fotovoltaici, ma ricco di cambiamenti di diverso carattere e qualità:’Ci serve l’energia eolica e solare distribuita e, ove possibile, di proprietà comune, invece dei sistemi altamente centralizzati del New Deal come l’idroelettrico con le sue dighe o l’energia da combustibili fossili. Ci servono case popolari ben progettate, etnicamente integrate e a zero emissioni, costruite con l’apporto democratico delle comunità di colore, al posto degli sterminati sobborghi bianchi e dei casermoni popolari etnicamente segregati del periodo postbellico. Dobbiamo devolvere potere e risorse alle comunità indigene, ai piccoli agricoltori, agli allevatori e a chi fa pesca sostenibile perché possano pilotare una campagna di impianto di miliardi di alberi, bonifica delle paludi e ripristino del suolo invece di cedere il controllo della protezione ambientale ai militari e alle agenzie federali’. Segue poi una serie di articoli della Melania Klein che copre un tempo che va dal 2010 al 2019. Un compendio delle principali lotte ambientalista di questi ultimi anni.
Infine, per chiudere con un po’ di esempi positivi a dimostrazione di come un sistema economico e sociale diverso può esistere e può anche funzionare molto meglio del capitalismo: il libro consiglia di prendere ispirazione dai paesi scandinavi e il loro sistema economico socialdemocratico.

PICCOLE COSE PER CAMBIARE IL MONDO

C’è una frase ‘We Are What We Do’- ‘Siamo ciò che facciamo’- che è lo slogan coniato da Eugenie Harvey la quale è convinta che le persone che prendono l’iniziativa siano la chiave per affrontare il cambiamento climatico. Oltre che uno slogan: We Are What We Do è una associazione creata insieme a David Robinson per incoraggiare le persone a intraprendere piccole azioni utili a migliorare il mondo. Con il successo di We Are What We Do, Eugenie Harvey si è resa conto che le persone sono brave, vogliono fare la cosa giusta:’…è solo che non è stato parlato loro nel modo giusto, non sono state fatte sentire incluse, ma quando lo fai bene, è come una valanga…’. Tutto è iniziato nel 2002 a Londra e Eugenie Harvey, australiana laureata in comunicazione, si sentiva molto inadeguata nei suoi ruoli professionale ed er asempre alla ricerca di fare qualcosa per aiutare il prossimo, la gente in generale o problemi che assillavano tutti. L’incontro con David Robinson e la sua attività di volontariato, per aiutare le persone povere che vivevano alla periferia di Londra, la fecero meditare: i volontari erano persone del luogo, ma se si riusciva ad estendere il messaggio coinvolgendo tutti con piccole cose ecco che i risultati arrivano. Così è nata We Are What We Do.

Le sue proposte sono raccolte in un libro pubblicato nel 2009 per conto di ‘We are what we do’. S’intitola ‘Change the world for a fiver’- 50 simple actions to Change the world and make you feel good (Cambiate il mondo con 5 sterline -50 semplici modi per cambiare il mondo e sentirsi bene) ed è la bibbia del movimento: per realizzare questo volume hanno offerta gratuitamente le loro competenze alcuni dei migliori cervelli della pubblicità britannica. Nel libro, immagini e brevi testi illustrano 50 azioni che ciascuno di noi potrebbe compiere per migliorare la società: donare sangue o fare il bagno insieme alla persona amata, non buttare per terra la gomma da masticare o scrivere a una persona che suscita la nostra ammirazione.

Il libro è pieno di trovate simpatiche. Su una pagina, per esempio, è applicato un sacchetto con cinque semi di pino silvestre: il suggerimento è di piantarli per avere entro il 2012 un albero di Natale fatto in casa. “Ciascun albero fornirà l’ossigeno necessario a due persone per il resto della loro vita”, spiega la didascalia. Carino. In tre settimane il libro aveva già catturato l’immaginazione di molte figure di primo piano del mondo imprenditoriale britannico, e ha scalato la classifica delle vendite di Amazon.

Ecco le 50 cose semplici da fare:

1. Rifiuta le buste di plastica ogni volta che puoi. Ogni cittadino britannico consuma fino a 134 buste di plastica all’anno, per un totale di otto miliardi di sacchetti che finiscono abbandonati in discariche sterminate.

2. Leggi una favola a un bambino. Ricordi quant’erano avvincenti le favole? Ora tocca a te comunicare quella sensazione.

3. Usa in casa almeno una lampadina elettrica, a basso consumo. Se ce ne fossero almeno tre in ogni casa si risparmierebbe la stessa quantità di energia che serve a illuminare tutto il paese.
4. Impara le tecniche di pronto soccorso. Una persona con un’ostruzione delle vie respiratorie può morire in quattro minuti e l’ambulanza può metterci il doppio ad arrivare. Potresti salvare una vita umana.
5. Sorridi e rispondi ai sorrisi. Per sorridere si usa la metà dei muscoli che servono per aggrottare la fronte, ma sorridere fa sentire te e gli altri due volte meglio.
6. Usa i trasporti pubblici. Un autobus a due piani trasporta lo stesso numero di persone che entrano in 40 automobili. E
anche se non lo prendi, circola lo stesso.
7. Pianta un albero di Natale: assorbe anidride carbonica e rilascia ossigeno. Ogni minuto che passa, in tutto il mondo vengono abbattuti tanti alberi quanti ne entrerebbero in 33 campi da calcio (il libro contiene un sacchetto con cinque semi di pino silvestre da cui nascerà almeno un albero che entro il 2012 potrà essere usato per Natale).
8. Fai il bagno con qualcuno che ami. Per riempire una vasca di misura media ci vogliono 65 litri d’acqua: sono 65 litri risparmiati.
9. Se il cartello dice 50 chilometri all’ora, vai a 50. Se investi qualcuno a 60 all’ora hai il doppio delle probabilità di ucciderlo che andando a 50 all’ora.
10. Abbassa di un grado il termostato di casa. Ridurrai la bolletta del riscaldamento di 36 euro all’anno e farai miracoli per l’ambiente.
11. Mantieniti in forma fisica e ti sentirai meglio. L’obesità è un problema enorme: cerca di camminare di più, lascia perdere l’ascensore e fai le scale a piedi.
12. Spegni gli elettrodomestici. Se prima di andare a dormire ogni inglese spegnesse il suo televisore, si risparmierebbe abbastanza energia da illuminare 250 mila partite di calcio.
13. Ricicla il tuo cellulare. In Gran Bretagna ogni anno vengono sostituiti 15 milioni di telefonini, quanto basta per aggiungere alle discariche 1.500 tonnellate di rifiuti.
14. Passa un po’ di tempo con una persona anziana. Le persone di altre generazioni sanno cose che tu non sai.
15. Registrati online come donatore di organi. In Italia: www.daivaloreallavita.it
16. Dai in beneficenza gli spiccioli. Se tutti gli abitanti della Gran Bretagna donassero un penny a settimana, ogni anno milioni di sterline sarebbero devoluti a buone cause.
17. Guarda meno la tv. Accendi il televisore soltanto quando sai quale programma vuoi guardare.
18. Impara delle espressioni amichevoli in una lingua straniera. Gli alunni delle scuole britanniche parlano più di 300 lingue (il libro contiene un elenco di espressioni di saluto in varie lingue).
19. Impara almeno una barzelletta divertente. Ridere tonifica i muscoli addominali, abbassa la pressione sanguigna e fa bene alla salute.
20. Informati su come sono investiti i tuoi soldi. Il tuo fondo pensione potrebbe finanziare l’industria delle armi.
21. Spegni la luce quando non serve. Lasciare un ufficio illuminato tutta la notte significa sprecare l’energia necessaria per preparare mille tazze di tè.
22. Fai testamento. Se non fai testamento, il governo potrebbe tassare più del necessario ciò che lascerai ai tuoi cari.
23. Mangia più spesso in compagnia. Secondo alcuni studi, i bambini che mangiano a tavola con i genitori sono meno ansiosi e stressati.
24. Mastica meno gomma americana. In Inghilterra si spendono l’equivalente di 216 milioni di euro all’anno per ripulire le strade dal chewing gum (nel libro ci sono due pagine incollate tra loro con la gomma da masticare).
25. Usa una tazza e non un bicchiere di plastica. Ogni anno si usano più di sei miliardi di bicchieri e contenitori di plastica, polistirolo e carta, e ben pochi sono riciclati.

26. Dona il sangue. Ogni anno, solo in Gran Bretagna, si usano quasi 1,25 milioni di litri di sangue, ma i donatori sono appena il 6 per cento della popolazione.
27. Paga un po’ di più quando fai acquisti nei mercatini per beneficenza.
28. Cogli l’attimo. Cerca di essere d’ispirazione a chi ti circonda dando il buon esempio e incoraggiando gli altri.
29. Ricicla il tuo computer. Quando ne compri uno più potente, cerca qualcuno che ti aiuti a trovare un nuovo uso per il tuo vecchio computer.
30. Prepara un dolce per un amico.
31. Chiudi il rubinetto mentre ti lavi i denti. Lasciandolo aperto si sprecano migliaia di litri d’acqua ogni anno.
32. Fai qualcosa che credevi di non saper fare. Finché non ci provi, non puoi sapere se davvero non ne sei capace.
33. Ricicla i tuoi libri. Prestali a un amico o regalali. Un libro usato vale quanto uno nuovo, e avrai risparmiato un po’ di carta.
34. Compra i prodotti del commercio equo e solidale. Sono più convenienti e garantiscono condizioni di lavoro dignitose e condizioni commerciali eque agli agricoltori e ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo.
35. Scrivi alle persone che ammiri. Elogiare qualcuno perché ha fatto qualcosa di bello lo incoraggerà a farlo di nuovo.
36. Dedica un po’ di tempo ad ascoltare gli altri. Non devi risolvere i problemi del prossimo, basta che gli dai la possibilità di esporli.
37. Cedi la precedenza almeno una volta, quando ti sposti in automobile. Combatti l’aggressività al volante lasciandoti superare dagli altri automobilisti.
38. Non riempire il bollitore elettrico. Se usi solo l’acqua strettamente necessaria risparmierai acqua e corrente elettrica.
39. Fai la spesa nei negozi di quartiere. Hanno bisogno dei loro clienti per sopravvivere.
40. Iscriviti a un’associazione. Entra a far parte di un gruppo o di un club.
41. Abbraccia qualcuno. Chi ti vuol bene desidera essere toccato e abbracciato: comunica questo affetto al maggior numero possibile di persone.
42. Ricicla i tuoi occhiali. Ogni anno nel mondo 200 milioni di persone hanno bisogno di un paio di occhiali ma non possono permetterseli.
43. Pianta un seme o prenditi cura di una pianta insieme a un bambino. Darà a entrambi il senso di aver realizzato qualcosa e distrarrà il bambino dalla televisione o dalla playstation.
44. Segnala al tuo comune i rifiuti abbandonati. È tenuto a portarli via.
45. Dai il tuo numero di telefono a cinque persone che abitano nella tua strada. Stabilire rapporti amichevoli con i vicini aiuta a creare un clima migliore.(nel libro ci sono cinque bigliettini con la scritta -Sono il vostro vicino- e lo spazio per scrivere il proprio numero di telefono).
46. Usa entrambi i lati di un foglio di carta. Per produrre tutta la carta consumata negli uffici britannici, ogni anno sono abbattuti più di 350 milioni di alberi.
47. Passa a un amico la copia di questo giornale. Così anche altri potranno seguire questi consigli.
48. Invia all’autrice del libro un’idea per altre azioni da fare. Falle sapere che cosa vorresti che facessero un milione di persone: lei saprà far circolare le tue proposte.
49. Impara cose nuove, fai cose nuove. Diffondi le idee che secondo te lo meritano, mettendole in atto ma anche parlandone con altre persone.
50. Fai qualcosa gratuitamente. Aiutare nel tempo libero singole persone oppure organizzazioni di volontariato del tuo quartiere può essere fonte di grandi soddisfazioni.
Fatele girare.

Più attualmente poi consiglio per l’ambiente una app di android gratuita che purtroppo è solo in lingua inglese però facile da intuire, si chiama Hearth Hero: Climate Change. Questa app per smartphone calcola il nostro impatto ambientale con i nostri comportamenti e ci aiuta a capire come modificarli gradualmente. In breve conosceremo, rispondendo a delle domande, come sarà il nostro ‘Carbon footprint’ -come dicono gli americani- ovvero la nostra ‘impronta carbonica’; un parametro per stimare le nostre emissioni di gas serra.

Scaricatela.

Un libro gratuito sulla Rete di Giorgio Nebbia

Giorgio Nebbia -nato a Bologna il 23 aprile 1926 e morto a Roma il 3 luglio 2019- può essere considerato il maggiore autore di scritti di storia ambientale realizzato in Italia. Egli si contraddistinse anche per una esemplare chiarezza e leggibilità dei vari argomenti trattati. I suoi studi e scritti conservano tuttora un posto di assoluto rilievo e possono ancora oggi costituire un corpus da valorizzare.
Forse la sua professione di chimico lo aiutò nella costruzione del ricco database che conserva tutti gli scritti da lui redatti, presso la Fondazione Luigi Micheletti di Brescia. I suoi scritti sono 4.700, tutti di suo pugno salvo 140 circa firmati insieme ad altri.
Un libro che ci aiuta ad approfondire e a conoscere l’opera di Giorgio Nebbia è:
‘Scritti di storia dell’ambiente e dell’ambientalismo
1970-2013′- Edito dalla fondazione Luigi Micheletti è disponibile, grazie a creativecommons.org, in forma gratuita al link: AltroNovecento-4_Nebbia-Piccioni_Scritti-di-storia-dell-ambiente.pdf (fondazionemicheletti.eu).


In questa sintetica raccolta di 54 testi che compongono la presente antologia, scelti tra gli oltre 350 scritti di storia ambientale pubblicati da Nebbia, si possono trovare tutti gli argomenti che ancora oggi possono impegnarci e stimolarci originalmente.
D’accordo che i testi di Giorgio Nebbia sono prevalentemente divulgativi e con una carica scientifica ma questi sono la base per aiutarci a costruire sul campo valide argomentazioni per le battaglie politiche. Lui stesso visse poi con profonda partecipazione intellettuale, emotiva e ideale le battaglie che vanno dalla fine della Seconda guerra mondiale fino all’affermarsi della reazione neoliberista, a partire dagli anni Ottanta.
Raccomando quindi a tutti di leggere questo libro di Giorgio Nebbia. Senz’altro vi troverà argomenti per un ulteriore impegno nelle campagne promosse dal Partito Europa Verde-Verdi.














Lo studio del clima e le sue cause

Lo studio del clima, ossia la climatologia, è divenuto cruciale per lo sviluppo o addirittura per la sopravvivenza della specie umana. Le variazioni climatiche hanno avuto un ruolo importante nella evoluzioni e nella diversificazione delle specie viventi. Sappiamo ad esempio della scomparsa dei grandi rettili dovuti ad una catastrofe nel cretaceo- terziario, circa 65 milioni di anni fa dovuto ad un probabile improvviso raffreddamento.
Non conosciamo molto sui diversi cambiamenti climatici intercorsi nelle varie epoche geologiche; certo è che con l’evoluzione degli ominidi e della diffusione sul globo terrestre della specie umana la correlazione con il clima diventa palese. Oggi sappiamo che le attività umane influiscono considerevolmente sulla composizione chimica dell’atmosfera perturbando i meccanismi che regolano la temperatura della Terra.
E’ stato accertato che con l”homo habilis’ inizia la trasformazione della natura da parte dell’umanità. Da quel momento la specie umana evolverà con la sua capacità di emanciparsi dal rigore del clima.

Il principale fattore umano che incide sul cambiamento climatico è l’aumento di concentrazione nell’atmosfera del gas serra e di particelle di aerosol, prodotto principalmente dalla combustione dei combustibili fossili, dallo sfruttamento del suolo e l’allevamento intensivo di animali, più altre cause. I gas serra intrappolano le radiazioni infrarosse vicino alla superficie, riscaldando il clima. Sono molteplici le prove che dimostrano che il fattore umano costituisca la causa principale dell’attuale cambiamento climatico.
Eppure malgrado l’accertamento delle cause di cambiamento climatico, dovuto all’incidenza umana, c’è chi ancora sostiene che non sia ancora scientificamente da dimostrare. Alcuni studiosi tipo Franco Prodi, Antonino Zichichi e Franco Battaglia affermano che i cambiamenti climatici sono sempre avvenuti e per questo non è detto che la responsabilità sia dell’uomo. Questi sono stati smentiti da rigorosi studi, ma la politica di destra li ha subito abbracciati sostenendo in larga parte che la scelta green in sostanza sia stata fatta dallo Stato leviatano che è contro le libere scelte individuali; insomma una battaglia contro la libertà. Ecco in sostanza la vera ragione del catastrofismo che minacciano gli ambientaliasti; quelli che la destra chiama ‘gretini’ con riferimento a Greta Thunberg.

C’è un libro del 2017 che illustra bene l’influenza dell’uomo sul clima: ‘L’uomo e il clima‘ di Bruno Carli. Con una analisi scientifica dettagliata questo libro spiega come dovremmo compiacerci del fatto che il clima con questo lungo periodo temperato abbia contribuito allo sviluppo della civiltà umana, ma altresì l’uomo stia causando una variazione climatica senza precedenti i cui effetti vadano ben oltre quello di interrompere il lento alternarsi delle glaciazioni.
La temperatura, l’estensione dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare sono i principali cambiamenti osservati e tutti, coerentemente, manifestano variazioni che vanno nella direzione di un riscaldamento del clima‘.
Il libro si avvale dei rapporti dell’IPCC -una commissione scientifica nominata nel 1988 congiuntamente dal World Meteorological Organization (WMO) e dallo United Nations Environmental Programme (UNEP), due organizzazioni che appartengono alle Nazioni Unite e che si occupano rispettivamente di condizioni meteorologiche, clima e idrologia, e di politiche ambientali-. Nel 2007 l’IPCC ha ottenuto il premio Nobel per la pace, insieme al vice Presidente americano Al Gore, per l’impegno dedicato allo studio del cambiamento climatico.
Oggi possiamo considerare il problema del cambiamento climatico più che un problema scientifico un problema politico. Infatti è la politica che dovrebbe interessarsi alla risoluzione del problema e grazie alle varie COP (acronimo di Conference Of Parties) si è svolta la riunione annuale che ratifica la Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici. Grazie a impegni politici si è riusciti a fermare il buco dell’ozono. Questo effetto si deve alla marcata riduzione nelle emissioni di CFC in atmosfera. Gli scienziati ipotizzano che, proseguendo con questa tendenza, il risanamento permanente del buco nell’ozono si avrà intorno al 2050.
Come vediamo se la politica si muove in modo coerente si possono avere dei risultati.

Il partito Europa Verde si muove per raggiungere gli obiettivi di salvaguardia del pianeta. Certo è che abbisogna di una forte massa critica da raggiungere con l’adesione e il conseguente voto politico e amministrativo.

Quali città inquinano meno?

Abbiamo visto nell’articolo precedente la città di Dubai; una delle città più inquinate del pianeta. Ora che l’inquinamento è un tema che investe sempre di più la nostra vita ed è diventato l’argomento più trattato da tutti, è bene far conoscere le città dove si respira l’aria più pulita.
Secondo il sito web travel365.it/ le 10 città meno inquinate del pianeta sono:
Copenaghen, Danimarca: la città con la pianificazione ambientale avanzata, con l’obiettivo di essere carbon-neutral entro il 2025-
Amsterdam, Paesi Bassi: la città con più biciclette al mondo e per questo offre la possibilità di percorsi protetti, rack e facili parcheggi-
Stoccolma, Svezia: è stata la prima città dell’UE a vincere il premio Capitale verde europea.
Vancouver, Canada: la città più pulita del Canada e una delle più pulite al mondo.
Londra, Inghilterra: Non ha solo ridotto le emissioni di gas a effetto serra, ma ha anche creato più spazi verdi.
Berlino, Germania: il nucleo della città è accessibile solo ai veicoli che hanno un adesivo indicante il soddisfacimento degli standard sulle emissioni. Emissioni controllate, città più pulite.
New York, USA: è la più verde città negli Stati Uniti nonché una delle più verdi del mondo! Inoltre, sfrutta alla grande il vasto sistema di trasporto pubblico.
Singapore, Repubblica di Singapore: è la città più verde dell’Asia, creando il suo primo Piano Verde, intorno al 1992. La città mira ad avere rifiuti zero in discarica entro la metà del 21° secolo.
Helsinki, Finlandia: la città ha lavorato sulla sostenibilità dalla fine degli anni ’50, con i programmi di efficienza energetica e un piano d’azione sostenibile, adottato nel 1992.
Oslo, Norvegia: La sua strategia, il Green Belt Boundary, comprende un programma per proteggere l’ambiente naturale dallo sviluppo selvaggio.

Niente Italia purtroppo in questa lista. E Genova? In quale posizione si trova?

In un articolo di genovatoday.it secondo un sondaggio realizzato da Legambiente con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, lo scorso anno Genova si piazzava al 37esimo posto nella classifica delle 105 città capoluogo di provincia.
La classifica si basava infatti su 18 parametri che sono poi raggruppati in cinque macroaree: aria, acqua, rifiuti, mobilità e ambiente. Molto positivi i dati relativi all’offerta (sesto posto in Italia) e ai passeggeri (quarto posto) del trasporto pubblico, molto negativi invece quelli relativi alla raccolta differenziata (95esimo posto) e alle vittime della strada (104esimo). Nonostante il grande sforzo del Comune rimane comunque molto indietro sulle piste ciclabili la nostra città con l’87esimo posto tra le 105 città prese in esame. Genova spicca anche per il tasso di motorizzazione (terzo posto in Italia), ovvero per quello che riguarda i mezzi circolanti ogni 100 abitanti.  Parte medio-bassa della classifica, infine, per quello che riguarda il verde pubblico: tra alberi, verde urbano, isole pedonali, solare e uso efficiente del suolo Genova si piazza tra il 53esimo e il 76esimo posto.
Come si osserva c’è molto da fare; anche se c’è stata un leggero miglioramento della posizione del 2020 quando occupava il 43esimo posto.
Per quanto riguarda Europa Verde Liguria ci sono proposte concrete per migliorare Genova:
La salute è il frutto di fattori ambientali, economici e socio-culturali. Una città dove si possa svolgere attività fisica e sport all’aperto senza avvelenarci di smog. Salute e qualità della vita sono peggiorate a Genova negli ultimi anni. Noi invece vogliamo una città a misura di bambino e senza barriere architettoniche: spazi di verde dove aggregarsi (quando potremo farlo in sicurezza). Pedonalizzare Via XX Settembre e istituire in città delle vere Zone 30 (Bologna ha iniziato ad istituirle) dove possano convivere in sicurezza gli automobilisti con i pedoni. Piste ciclabili, che attraversino Genova da levante a ponente e lungo le due direttrici delle Valli Bisagno e Polcevera, che non siano meri segni tracciati sull’asfalto ma garantiscano la necessaria sicurezza agli utenti. Concreto rilancio del Trasporto Pubblico Locale (magari con qualche linea gratuita) con l’obiettivo di ridurre l’uso del mezzo privato, cresciuto nuovamente dopo l’epidemia da Covid.

Il cambiamento climatico documentato in un video


C’è un video di Esquire che documenta il cambiamento climatico della Terra. Attraverso una animazione, che è rappresentata da una spirale, viene testimoniato il cambiamento climatico. Tutto inizia nel 1880 per arrivare al 2021; in questi 141 anni si può vedere come sia aumentata la temperatura globale.
A spiral of global surface temperatures from 1880 to 2021 – YouTube
L’autore del video è Ed Hawkins, uno scienziato climatologo che lavora all’Università di Reading nel Regno Unito. Questo video ha una componente drammatica e dovrebbe essere sempre più chiaro a tutti il grave momento cui stiamo andando incontro.

Nel mentre venerdì mattina 25 marzo, Fridays For Future sarà in piazza per sostenere la richiesta di un nuovo modello di sviluppo che salvaguardi l’ambiente. Insieme ci sarà la CGIL: «Quest’anno -dicono alla Camera del Lavoro- la manifestazione sostiene una causa in più, quella che vuole contrapporre la pace all’assurda guerra che si sta consumando in Ucraina. La guerra colpisce la popolazione inerme, causa morti e distruzioni e le sue conseguenze nefaste si ripercuotono sull’economia di quel paese e dell’intera Europa. Lottare per la pace significa salvare vite ma anche sostenere un nuovo modello di sviluppo che coniughi la sostenibilità ambientale e sociale con la pace e il disarmo».
Allora appuntamento a Genova per venerdì 25 marzo.




Diritti degli animali di Angelo Spanò

Un programma scritto dalle varie Associazioni animaliste della città di Genova ed ora ripresentato per le prossime elezioni amministrative. Il nostro volantino alla voce animali dice: ‘Un Comune amico degli animali: creare spazi verdi adeguati ed attrezzati dove poter lasciare correre liberamente i nostri amici a quattro zampe, sostenere concretamente tutte le Associazioni e privati cittadini che si prendono cura degli animali, domestici e non domestici (sostegno alle colonie e oasi feline). Promuovere incontri nelle scuole con rappresentanti delle Associazioni affinché agli alunni venga illustrato come rapportarsi con gli animali e rispettare tutti gli esseri viventi. Prevedere l’abolizione di tutti gli allevamenti intensivi e campagna per la drastica riduzione della carne nella dieta dei genovesi’.

Così l’articolo di Angelo Spanò prosegue con le proposte:

Ricostituzione dell’Ufficio Diritti Animali, il quale dovrà garantire l’applicazione del Regolamento vigente e favorisca un dialogo costruttivo tra associazioni animaliste e Comune.
Regolamento Comunale per la Tutela e il Benessere degli Animali.
Confronto con le associazioni animaliste per il miglioramento degli interventi stessi.(costituzione commissione animali con rappresentanze associazioni animaliste)
Tutela degli animali con accorgimenti tesi al contrasto della riproduzione e la vendita di animali fra privati non autorizzati, delle fiere di animali, della vendita ambulante di animali, dell’attendamento dei circhi con animali in città.
Rilancio dell’attività di prevenzione del randagismo del Canile Comunale al fine di promuovere le adozioni; intensificazione della promozione delle adozioni in canile.
Applicazione delle norme per la prevenzione del randagismo (in base alla normativa nazionale e regionale, nonché al Regolamento comunale), supportata ed integrata da ripetute campagne informative ed educative per una consapevole gestione degli animali d’affezione e per incentivare la sterilizzazione degli animali domestici di proprietà – quale unico strumento per contrastare il randagismo e il sovraffollamento nei canili – e l’adozione responsabile nei canili.
Uno sportello animali presso l ‘ufficio diritti animali a sostegno del canile municipale che si attivi e risolva in tempo reale le varie problematiche che si propongono quotidianamente (dai sequestri amministrativi, ai maltrattamenti, controllo di applicazione di un protocollo di intesa dei volontari, con corsi specifici di formazione a cura della stessa amministrazione.
Promuovere azioni informative ed educative per una consapevole gestione degli animali d’affezione e per incentivare la sterilizzazione degli animali domestici di proprietà.
Costituzione di un gattile.
Sostegno alle colonie e oasi feline.
Miglioramento ed estensione del servizio di pronto soccorso degli animali con l’attivazione del numero verde per emergenze di animali randagi e feriti.
Riqualificazione ed estensione delle aree verdi per cani e socializzazione per le famiglie che vivono con i quattrozampe.
Ripristino e consolidamento dei vincoli e delle azioni amministrative tese ad impedire la restituzione degli animali maltrattati ai contravventori, con l’istituto del recupero delle spese e delle sanzioni dovute.
(Area Metropolitana) Promozione di incontri con i sindaci della provincia sulla questione animali critici, attuazione di un tavolo tecnico con associazioni e figure professionali competenti in materia, finalizzato alla valutazione e alla messa in atto di sistemi Ecologici per il contenimento.
Interventi preventivi e informativi per una migliore convivenza con i piccioni, gabbiani, cinghiali, daini, caprioli ecc.
Istituzione della Commissione consultiva Comunale per i Diritti Animali con partecipazione attiva dei portavoce delle associazioni.
Rafforzamento del Divieto di utilizzo di fuochi artificiali, petardi, botti e qualsiasi tipo di artificio pirotecnico non silenzioso, sia per uso pubblico che per uso privato (ad integrazione e definizione del relativo articolo del Regolamento di Polizia Urbana).
Inserimento nel capitolato d’appalto di mense direttamente o indirettamente gestite dal Comune delle scelte alimentari vegetariana e vegana, adeguatamente bilanciate e variate.
Promozione di incontri nelle scuole di ogni ordine e grado con rappresentanti delle associazioni animaliste riconosciute, al fine di educare bambini e adolescenti ad un corretto rapporto con gli animali e al rispetto per gli esseri viventi.

Poi Angelo Spanò prosegue con le sue osservazioni e iniziative da attuare che sono state recepite anche dal volantino dei Verdi genovesi:

Genova fu tra i primi Comuni italiani a dotarsi di un Ufficio Diritti Animali, era ben strutturato e funzionale, venne approvato dal Consiglio Comunale uno dei primi Regolamenti a tutela degli animali, ripreso da molti altri Comuni, mentre oggi abbiamo un Ufficio che andrebbe potenziato e portato ai fasti di una volta. mentre alcune forze politiche inseriscono il tema dei diritti degli animali con l’unico scopo di rastrellare voti, noi desideriamo nei fatti un Comune che possa essere amico degli animali! Questo è stato e continuerà ad essere l’impegno concreto nei confronti di tutti gli animali. A nostro parere le azioni necessarie sono numerose, occorre creare spazi verdi adeguati ed attrezzati dove poter lasciare correre liberamente i nostri amici a quattro zampe, sostenere concretamente tutte le Associazioni e privati cittadini che si prendono cura degli animali, domestici e non domestici (sostegno alle colonie e oasi feline). Promuovere incontri nelle scuole con rappresentanti delle Associazioni affinché agli alunni venga illustrato come rapportarsi con gli animali e rispettare tutti gli esseri viventi.

DUBAI città della scissione

C’è una città che dà il senso delle contraddizioni; dà il senso di opportunità opposte: una per la visione di un habitat umano e futurista e dall’altra per gli sprechi e l’inquinamento…questa città è Dubai.

Dubai è la città della scissione fra umanità e natura e fra capitalismo e democrazia: un luogo dove c’è una Natura violentata dalla tecnologia e dagli sprechi ambientali; un luogo dove non c’è posto per la libertà d’opinione e i diritti fondamentali.

L’appuntamento internazionale di Expo 2020 Dubai – iniziato il 1 ottobre 2021 terminerà il 31 marzo di quest’anno- affronta i temi che affliggono il pianeta Terra e lo fa con la scelta di proteggere le risorse e preservare le energie. I principali argomenti sono: fonti rinnovabili, tecniche bioclimatiche, materiali riciclabili e riciclati, recupero delle acque ma, soprattutto, intelligenza artificiale. Tutto si dice per un domani migliore. Saranno 180 giorni di grandi eventi, manifestazioni, spettacoli, converti e giornate internazionali e molto di più…bene si direbbe solo che grattando un po’ la superficie scintillante della città scopriamo che Dubai è in vetta alla classifica come città più inquinata della regione e decima nel mondo. Il rapido sviluppo del Paese ha infatti portato ad un numero crescente di automobili in circolazione (da 740.000 nel 2006 a 1,4 milioni nel 2014 per avere un’idea) e ad un maggiore consumo di energia.

La costruzione di questa città maestosa, scintillante, lussuosa e surreale non tiene conto dell’alto prezzo energetico e ambientale che richiede tale opera. Altro che futuro verde: la creazione di isole artificiali, grattacieli sulla sabbia, impianti sciistici con neve in pieno deserto e senza una adeguata rete fognaria (vengono usati -pensate un po’- i pozzi neri ) per cui una lunga coda di camion spurgo investe tutti i giorni le strade, sono elementi che fanno di Dubai una città di spaventosa voracità energivora, nonché uno dei maggiori centri d’inquinamento mondiale.

Una fonte della situazione di spreco energetico e di emissioni dannose è il processo di desalinizzazione dell’acqua dell’oceano per fornirsi di acqua potabile. Per far vivere oltre due milioni di persone nel deserto c’è un bisogno enorme di acqua e trasformare l’acqua di mare in acqua potabile comporta conseguenze energetiche altissime con un’emissione di 4 tonnellate di Co2 ogni giorno nell’atmosfera rendendo per questo gli Emirati arabi il sesto paese al mondo per emissione di anidride carbonica.

Dubai in compenso è diventata la capitale del riciclo di capitali, dove non si pagano tasse dirette né sul reddito né sui profitti.

Questo è bene sapere di Dubai: la Disneyland del turismo globale. Una città da evitare sebbene registra ogni anno un forte incremento di affari e turismo.

Cambiare paradigma di crescita. L’occasione è storica

Questa guerra in Ucraina mette in risalto quanto sia fragile la nostra politica energetica; quanto risulti necessario attivare il principio dell’energia rinnovabile: quella che ci permette di prendere quello che la Natura può darci e gestirla sapientemente per avere ciò di cui abbiamo bisogno. Oggi siamo abituati ad un sistema dove l’imperativo è crescere; lo sviluppo ad ogni costo, il consumo soprattutto, anche se in termini di risorse il pianeta Terra non ce lo consente. E’ un sistema voracemente energivoro.
Con la situazione attuale siamo ad un bivio: o il crollo della civiltà così come la conosciamo o, con la guerra in corso, il ritorno al medioevo. La leadership politica di cui avremmo bisogno si è rivelata fallimentare: eppure servirebbe per raggiungere gli obiettivi di giustizia sociale ed eguaglianza come quelli ambientali, che l’impresa privata e il neoliberismo non sono in grado di garantirci…il mondo politico europeo e internazionale si è sempre più impegnato a comprare armi e a non affrontare in modo risoluto l’emissione di CO2 e la riconversione ecologica. La stessa COP 26 di Glasgow ha o aveva come obiettivi:
Azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C.
Ad ogni Paese si chiedeva di presentare obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni entro il 2030. Per raggiungere questi obiettivi ambiziosi, ciascun Paese doveva: accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone; ridurre la deforestazione; accelerare la transizione verso i veicoli elettrici; incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili.
Così oggi è evidente la necessità di cambiare; cambiare sistema di approccio ai vari problemi. Per primo la guerra che non deve mai essere un atto per risolvere le controversie internazionali. La guerra è morte e rovina e si abbatte sempre sulle persone innocenti. Per secondo garantire una energia pulita e rinnovabile; questo era prevedibile malgrado gli addetti ai lavori dicessero che le energie rinnovabili essendo intrinsecamente aleatorie metterebbero a rischio la stabilità energetica del Paese. La verità è che i combustibili fossili petrolio, carbone, ecc. si siano rivelati molto più insicuri e fallimentari: chi non ricorda la crisi petrolifera degli anni ’70? Quella crisi portò a guerre, invasioni e sistemi estrattivi sempre più dannosi.
Quindi azzerare gli sprechi, consumare meno e limitare la crescita ad ogni costo sono le basi per un cambiamento che salvi il pianeta e ridia speranza all’umanità.