Peste suina e via libera al fuoco

Dilaga la peste suina in Liguria e la Regione mette una taglia dai 30 agli 80 euro per ogni cinghiale abbattuto o segnalato morto. Tale piano dovrebbe rispondere quindi non solo all’emergenza della peste suina ma intervenire anche sui “pochi” abbattimenti conseguenti ai recenti Scioperi della Caccia al cinghiale decisi per protestare contro le norme giudicate troppo restrittive. 

Contemporaneamente la destra italiana, ed in prima fila quella ligure, promuove una campagna contro la presenza del Lupo in Italia e vota in Europa per abbassarne la tutela consentendo gli abbattimenti. Lo fa ignorando che gli studiosi da sempre considerano il lupo come il principale elemento di riequilibrio dell’ecosistema forestale perché controlla la sovrappopolazione di ungulati in modo selettivo, con una efficienza ineguagliabile da qualsiasi cacciatore e gratuitamente.

Il lupo infatti riduce le malattie predando prioritariamente gli individui più deboli o infetti, contribuendo a mantenere equilibrata la crescita della popolazione di animali.

Per l’amministrazione Toti a trazione leghista l’unica soluzione pare essere come sempre la “cura del piombo”, somministrata ad alte dosi dagli amici cacciatori.

Restano inascoltati gli annosi appelli degli ambientalisti per l’adozione di un approccio più rispettoso degli equilibri naturali dell’ecosistema e degli animali, nessuna campagna per ridurre la fertilità dei cinghiali con mangime anticoncezionale perché avrebbe ridotto le prede per la caccia e ora però, di contro, si richiede la diminuzione della tutela del predatore principale dei nostri boschi che infastidisce gli allevatori e compete con i cacciatori.

Rimasti privi di una risposta anche gli appelli di specialisti, etologi e associazioni animaliste per la considerazione di metodi preventivi alternativi e la possibilità di eseguire studi al fine di approfondire le conoscenze circa la malattia ed eventuali terapie e cure.

Davvero il piombo rimane l’unica alternativa per risolvere questa emergenza?

Sembra piuttosto che ci troviamo dinanzi al redde ratione di una gestione non improntata alla tutela ambientale ma al soddisfacimento di piccoli interessi corporativi utili ai fini elettorali.