Tiziana Nanni

Vieni a firmare e aiutaci a fermare il massacro

L’emergenza per la Peste Suina Africana persevera dal febbraio del 2022 e nelle ultime 48h è approdata ad una nuova chiamata alle armi firmata dell’assessore regionale alla Sanità, Angelo Gratarola.


Date le scarse adesioni da parte del contesto venatorio alle azioni di depopolamento della popolazione di cinghiali a partire dallo scorso febbraio, la Regione ha ceduto al ricatto approvando giovedì scorso la delibera per la disposizione di un finanziamento.


Questo bonus complessivo risulta pari a 200.000 euro, e rientra nei 3,3 milioni già messi a disposizione per le spese sostenute dagli Ambiti territoriali di caccia per il contrasto alla pandemia.


Diversi gli studi a disposizione, tra cui Slovacchia e Belgio, che dimostrano l’inutilità e l’inefficacia del coinvolgimento di cacciatori nell’ottica di un’eradicazione della popolazione infetta.


Europa Verdi Ligure richiede pertanto che:


venga abolito il piano di incentivazione per l’abbattimento dei cinghiali e che si investa su un consolidamento delle misure di prevenzione per i danni causati dalla fauna selvatica, di modo da reindirizzare il lupo, a sua volta nel mirino della regione e del contesto venatorio, a predare lontano dalle aree urbane e limitrofe e a prestarsi nel ruolo di medico della peste.

Peste suina e via libera al fuoco

Dilaga la peste suina in Liguria e la Regione mette una taglia dai 30 agli 80 euro per ogni cinghiale abbattuto o segnalato morto. Tale piano dovrebbe rispondere quindi non solo all’emergenza della peste suina ma intervenire anche sui “pochi” abbattimenti conseguenti ai recenti Scioperi della Caccia al cinghiale decisi per protestare contro le norme giudicate troppo restrittive. 

Contemporaneamente la destra italiana, ed in prima fila quella ligure, promuove una campagna contro la presenza del Lupo in Italia e vota in Europa per abbassarne la tutela consentendo gli abbattimenti. Lo fa ignorando che gli studiosi da sempre considerano il lupo come il principale elemento di riequilibrio dell’ecosistema forestale perché controlla la sovrappopolazione di ungulati in modo selettivo, con una efficienza ineguagliabile da qualsiasi cacciatore e gratuitamente.

Il lupo infatti riduce le malattie predando prioritariamente gli individui più deboli o infetti, contribuendo a mantenere equilibrata la crescita della popolazione di animali.

Per l’amministrazione Toti a trazione leghista l’unica soluzione pare essere come sempre la “cura del piombo”, somministrata ad alte dosi dagli amici cacciatori.

Restano inascoltati gli annosi appelli degli ambientalisti per l’adozione di un approccio più rispettoso degli equilibri naturali dell’ecosistema e degli animali, nessuna campagna per ridurre la fertilità dei cinghiali con mangime anticoncezionale perché avrebbe ridotto le prede per la caccia e ora però, di contro, si richiede la diminuzione della tutela del predatore principale dei nostri boschi che infastidisce gli allevatori e compete con i cacciatori.

Rimasti privi di una risposta anche gli appelli di specialisti, etologi e associazioni animaliste per la considerazione di metodi preventivi alternativi e la possibilità di eseguire studi al fine di approfondire le conoscenze circa la malattia ed eventuali terapie e cure.

Davvero il piombo rimane l’unica alternativa per risolvere questa emergenza?

Sembra piuttosto che ci troviamo dinanzi al redde ratione di una gestione non improntata alla tutela ambientale ma al soddisfacimento di piccoli interessi corporativi utili ai fini elettorali.

L’imbarazzo non ha fine

“Cringe” in inglese indica quelle situazioni che non solo imbarazzano ma mettono anche a disagio chi le guarda. In pratica il nostro stato d’animo davanti alla foto delle otto ragazze in un verde vestitino corto e calze dello stesso colore che promuovevano il turismo in Liguria davanti all’ormai famigerato mortaio gonfiabile che adesso il presidente Toti ha piazzato alla Darsena di Milano.

Lo stile è quello del classico spettacolino tv del pomeriggio ideato per intrattenere le nonne, quasi sempre vedove ed affaccendate in casa, con qualcuno che cucina ed esalta il cibo italiano che “tutto il mondo ci invidia, signora mia”! Di solito Albano, cantando “Felicità” chiude un prodotto perfetto per un pubblico ultra settantenne.

Immagino quindi che giovani adulti milanesi, i turisti, digitali e cosmopoliti in una metropoli effervescente e all’ avanguardia della moda si saranno sentiti come quando sei dalla nonna per sistemargli la TV : un tuffo nel secolo mediatico scorso . Ma del resto dal governo della regione più anziana d’Italia non avremmo potuto aspettarci altro se non lo spettacolino delle “pestoline” basilicovestite che sgambettano per accogliere i visitatori.

Il rinnovamento culturale, le riflessioni sul ruolo femminile, il progresso sulla parità dei sessi inceneriti in una sola vampata. Le ragazze mediamente avvenenti e rigorosamente corto vestite spesso corollario degli eventi, ineluttabilmente generano un senso di vecchio squallore. Le “ragazze immagine” dei saloni motociclistici, le “hostess” nelle fiere, le “ombrelline” nella formula uno o le “veline” a Mediaset sono manifestazioni di una cultura dei sessi ormai declinante e che nessuno dovrebbe rimpiangere.

Certo da una amministrazione di destra non ci si può aspettare degli alfieri del rinnovamento culturale ma riflettiamo su quanto paghiamo questa arretrata mediocrità e su che immagine stiamo dando della nostra regione. Come é lontana l’agognata utopia di una classe politica in grado di anticipare li rinnovamento culturale anziché inseguirlo col fiatone o come in questo caso, ignorarlo.

Sbaglieremo ma ci sembra che il modello di questa amministrazione sia quello straccione anni 70 e 80, quello dei milanesi che riempivano le trattorie per ingozzarsi di trenette al pesto storditi da una giornata di sole e di mare. Il turismo nuovo, quello che oggi genera davvero sviluppo, quello culturale, ambientale e soprattutto emozionale, necessita non solo della promozione di una immagine di una regione paesaggisticamente ineguagliabile e culturalmente all’avanguardia ma anche di cura e tutela del territorio (soprattutto dalla cementificazione) e di infrastrutture efficienti.

A questa amministrazione dobbiamo invece, tra le altre cose, autostrade e ferrovie lasciate imputridire fino al crollo, una rete idrica colabrodo che in estate lascia a secco turisti e residenti, una strenua opposizione al parco di Portofino e all’ ampliamento dell’area marina di Noli-Bergeggi, l’imposizione di un rigassificatore davanti alle spiagge di Savona ed il tentativo di cementificare addirittura le aree a rischio inondazione solo per citare alcuni casi.

Non basterà un mortaio gonfiabile per rimediare a questo disastro.

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Esecutivo Regionale

L’eliminazione non è una soluzione etica né valida

Secondo i dati Ispra tra il 2020 e il 2021 la popolazione di lupi che viveva sul territorio nazionale non superava i 3400 esemplari.

Nella regione alpina il numero di esemplari non raggiungeva le 1000 unità, distribuite in netta prevalenza sulle Alpi centro occidentali (680 lupi), mentre sulle Alpi centro orientali i lupi erano appena 266. E’ lungo la dorsale appenninica che si concentrava la parte più consistente della popolazione, con 2386 animali.

Una situazione ben lontana da quelle descritte già 3 anni fa e ora, con nuovi toni accesi e bellici, dall’attuale Ministro dell’Agricoltura, il quale recentemente avrebbe suggerito un intervento sulla legge a tutela dei grandi carnivori. Ulteriore preoccupazione, come nei casi degli orsi e dei cinghiali, risiede nel fatto che, ancora una volta, ad alimentare la paura siano proprio i rappresentanti di territori in cui la popolazione di questi animali è meno presente.

Nel 2019 la popolazione di lupi in Liguria si aggirava sui 150 capi, senza tenere in considerazione eventuali esemplari erratici. Una situazione decisamente non fuori controllo eppure già da molti evidenziata come problematica. Oggi, a seguito di episodi come quello di Toirano, i toni si sono nuovamente inaspriti e l’onorevole Francesco Bruzzone della Lega Salvini non si è fatto attendere.

Asserendo che la tempestività dell’intervento da lui proposto sia ispirato unicamente da sinceri sentimenti volti alla tutela degli stessi cittadini e dei nostri cari amici cani, l’onorevole da qualche settimana ha incentrato la propria comunicazione, con tanto di manifesti, su un unico tema: la necessaria eliminazione del lupo.

Diverse e pericolose le affermazioni dell’onorevole nel corso delle ultime interviste rilasciate <Non esistono più le condizioni per la convivenza con il lupo> e ancora <Siamo alla sudditanza del lupo>. L’onorevole Bruzzone sostiene (senza alcun dato a supporto, visto l’ultimo censimento risale al 2021) che la popolazione di questi animali stia raggiungendo uno stato di esasperazione e che, conseguentemente, sia urgente l’attuazione di un piano per il ridimensionamento della stessa. 

Gli ultimi casi di predazione di questi giorni vedono il coinvolgimento di cani appunto, ma la narrazione da parti di chi riconosce nel lupo unicamente un nemico da abbattere generalmente cerca un primo riscontro in specifiche categorie, di allevatori e agricoli.

A questi ultimi desideriamo appellarci a nostra volta ricordando ed indicando le disposizioni previste dal regolamento regionale del 4 aprile 2016 n.2 come ad un solido punto di partenza su cui investire e da cui muovere i prossimi passi.

Tale regolamento infatti si riferisce al funzionamento del Fondo per la prevenzione e il risarcimento dei danni arrecati alla produzione agricola dalla fauna selvatica. Prevede un’entità di contributi tra il 60 e l’80% dei costi di acquisto delle opere di prevenzione indicate per tali casistiche, tra cui pastori elettrici, recinzioni metalliche e altri materiali.

Ci teniamo a ricordare che tra il 2008 e il 2014 siano stati rilevati 21 lupi morti di cui la principale causa è risultata essere il bracconaggio, pari al 57% di casi di morte dovuti ad armi da fuoco o avvelenamento (dati Life WolfAlps EU). Anche tra il 2020 e il 2021 su 9 morti una era stata ricollegata ad azioni di bracconaggio.

Davvero l’eliminazione rappresenta l’unica opzione a disposizione per il raggiungimento di un equilibrato rapporto di convivenza tra l’uomo e il regno animale?

A distanza di appena pochi mesi, dallo scorso gennaio 2024, in cui si guardava alla ricomparsa del lupo come a un trionfo della biodiversità, oggi la narrazione è precipitosamente mutata in una direzione completamente opposta. Com’è stato possibile?

La prevenzione e l’ideazione di una rete di fondi volti a supportare concretamente e con costanza le categorie più a contatto con le zone frequentate dai lupi rappresentano di fatto le uniche strategie valide per rendere possibile la convivenza con una specie necessaria ed imprescindibile per la salvaguardia della biodiversità ed un’ecosistema in salute.

Arresto immediato del servizio di Bird Control

A seguito di numerose segnalazioni e la costante condivisione di informazioni quanto mai allarmanti, da parte di un numero via via più crescenti di cittadini e realtà animaliste, circa l’attivazione di un servizio di Bird Control presso le Stazioni di Genova Brignole e Principe, AVS si è prodigata nel lancio di una petizione (attualmente ancora in corso) a favore del suo immediato arresto e la valutazione di un’alternativa non letale e pacifica nell’ottica di un’equilibrata convivenza tra l’essere umano e la natura.

Tale servizio è stato attivato dalla Rete Ferroviaria grazie all‘autorizzazione da parte dell’Azienza Sanitaria Locale 3 genovese (prot. 128.804) e prevede la cattura dei colombi nei pressi delle due stazioni, i quali vengono poi assegnati ad allevamenti avicoli fuori regioni, dove si presume abbia luogo l’abbattimento.

Alla luce dell’attiva collaborazione con l’Osservatorio Savonese Animalista (OSA), si desidera evidenziare come l’eliminazione di una popolazione animale libera non costituisca di fatto una strategia efficace, in quanto non comporterebbe alcuna riduzione della “portanza” dello stesso territorio, intendendo per essa la quantità di cibo disponibile ivi presente. Fintanto che la presenza di rifiuti alimentari nell’ambiente permane,  la popolazione di questi animali continuerà a crescere, rendendo di conseguenza nullo l’effetto sperato tramite la serie di abbattimenti attualmente in corso.

La petizione presentata nelle scorse settimane da AVS propone l’adozione di una strategia più ecologica ed etica, tra cui per esempio:

·  Sterilizzazione con periodica somministrazione di mangimi trattati con nicarbazina (efficace riduzione numerica del 30% annuo; costo dei mangimi e di personale, riducibili con contratti estesi a tutto il territorio nazionale).

·  Installazione di “colombaie” per la nidificazione, dalle quali asportare periodicamente parte delle uova, o tutte, con o senza sostituzione con simulacri (buona riduzione numerica; costo di fabbricazione delle strutture e del personale).

·  Interventi edilizi di copertura dei siti di nidificazione (fori, cunicoli, barbacani, tetti piani o debolmente inclinati, tegole, etc.), con cemento o reti, da effettuarsi non nei periodi di nidificazione ed evitando la presenza di animali all’interno (buona efficacia di allontanamento; costo dell’intervento edilizio e manutenzione).

·  Installazione sulle superfici degli edifici di reti metalliche alimentate con deboli correnti elettriche (allontanamento completo; costo dell’intervento, dei materiali e della manutenzione).

·  Impiego di uccelli rapaci per cacciare e allontanare i volatili (scarsi risultati, in breve si stabilisce un poco significativo equilibrio numerico tra prede e predatori).

Nelle ultime ore si è infine giunti ad un’ulteriore azione decisiva con la deposizione di un’interrogazione da parte del deputato Devis Dori di Alleanza Verdi e Sinistra nei confronti del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Si sono di fatto richieste maggior informazioni circa le modalità di cattura, trasporto e detenzione cui sono sottoposti gli animali catturati presso le due stazioni, dato che rimangono scoperti svariati punti circa le dicotomie del servizio di Bird Control attualmente attivo.

Secondo alcune denunce portate avanti dall’associazione Gaia Animali e Ambiente, e in particolare dalla delegazione genovese della stessa, ad occuparsi in subappalto dell’operazione sarebbe un’azienda di Lecce attiva nella falconeria, che già in altri casi passati aveva dichiarato di aver proceduto con l’abbattimento dei colombi catturati poiché l’azienda di Parma destinata al loro contenimento era stata ritenuta infine inadeguata per la gestione di numero tanto elevato di uccelli

In attesa di ulteriori sviluppi nelle prossime settimane proseguirà la raccolta di firme per la petizione che richiede l’immediato arresto del servizio.

Risulta quanto più evidente che i colombi siano soltanto l’ultima vittima del momento di una politica fermamente decisa a favorire unicamente gli interessi di una determinata parte, senza alcuna considerazione indirizzata ad un concreto cambio di rotta nel rapporto tra uomo e natura, che non può e non deve più perseguire unicamente la via della crudeltà e dell’antropocentrismo.