Antropocene- Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l’umanità

E’ stato ad un convegno a Cuernavaca in Messico, nel febbraio del 2000, di un gruppo di scienziati che si usò la parola ‘Antropocene’. Fu Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica, che usò quel termine che stava ad indicare una fase storica in cui l’uomo è in grado di modificare gli equilibri climatici, geologici, biologici e chimici del sistema. Il termine ‘Antropocene’ in verità si usava dal 1980 ad opera di un biologo Eugene Stoermer. Poi mai come ora si è evidenziato l’impatto umano sulla Terra. Per questo il concetto di ‘Antropocene’ è inserito oggi nella cronologia geologica della Terra: un modo per rimarcare l’influenza che ha avuto la comparsa degli ominini nel regno animale. A raccontarci tutto è il libro di Emilio Padoa-Schioppa, ‘Antropocene – Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l’umanità’.

L’impasto chimico che ha dato origine alla vita, ha portato alla nascita dell’Homo Sapiens che con l’espansione nei continenti ha iniziato a lasciare un impronta chiara sulla Terra.
Ma quando effettivamente è nata questa era geologica che chiamiamo ‘Antropocene’? Si paventa quando l’Homo Sapiens esce dall’Africa e spazza via tutte le altre specie del proprio genere; quando l’umanità impara a domesticare piante e animali e diventa agricoltore; quando viene scoperta l’America e l’Europa inizia a rimescolare le coltivazioni…ed ecco la rivoluzione industriale con la grande transizione energetica con carbone petrolio e metano. Quando? Di recente c’è la nostra epoca che inizia a metà del XX secolo, dopo la seconda guerra mondiale quando cresce il livello demografico arrivando a 7 miliardi di persone e aumentano anche i livelli socio economici. Questo è forse l’inizio vero dell’Antropocene.

Altre domande diventano sempre più attuali e drammatiche: come sfamare un’umanità in crescita senza impattare ulteriormente sull’ambiente? Chi può decidere di cambiare rotta e indicare come salvare la Terra? L’Antropocene ci dice che l’occasione di salvare il pianeta è solo nostra. E’ solo nostra la responsabilità.
La linea guida per una nuova rotta potrebbero essere sostenibilità e tecnologia.
Per quanto riguarda le decisioni globali da prendere e che siano vincolanti per tutti ci sarebbero l’Unione Europea e l’ONU; queste con limitazioni ed errori potrebbero insegnare…nello stesso tempo però Ong e istituzioni locali hanno un ruolo fondamentale nel portare avanti progetti pratici con buone possibilità di successo.
Non conosciamo di preciso quello che è successo nelle varie ere geologiche; la stessa scomparsa di molte specie resta un mistero, sappiamo di certo che la legge di Darwin resta un solido argomento, valutato in oltre un secolo e mezzo di osservazioni scientifiche, per conoscere l’evoluzione delle specie. Questa legge ci insegna che i caposaldi darwiniani sono: il fatto dell’evoluzione; la discendenza di tutte le specie da un antenato comune; un’evoluzione graduale; la moltiplicazione delle specie nel tempo; la selezione naturale come meccanismo che possa spiegare l’evoluzione.

L’autore del libro spiega che ci sono tre fattori che evidenziano l’impatto dell’uomo sulla Terra questi sono:1-quanti siamo 2- quali tecnologie usiamo 3- come usiamo le tecnologie. A questo proposito Padoa-Schioppa ricorda una equazione dell’ecologo Paul Eehrlich: I=PxAxT dove I è l’Impatto; P è la Popolazione A è l’Affluenza (l’uso delle risorse) e T è la Tecnologia. Questo modello chiamato IPAT ci aiuta a trovare le soluzioni e diventerà il fil rouge che accompagnerà la stesura del libro.

Attualmente sappiamo che molte specie estinte sono dovute all’Uomo e alle sue attività.
Io ho trovato esemplare i dati forniti in questo passaggio del libro: ‘La portata delle trasformazioni antropiche del mondo biologico è evidente anche osservando i vincitori: piante e animali domestici, la cui biomassa supera ormai di alcuni ordini di grandezza quella delle specie selvatiche. Ad esempio, il pollame domestico rappresenta il 70% della biomassa di tutti gli uccelli terrestri; e nella stima di tutti i mammiferi terrestri i bovini e i suini domestici sono il 60%, gli uomini sono il 36% e i mammiferi selvatici terrestri sono solo il 4%.
L’umanità è una forza biologica, ha il potere di portare le altre specie all’estinzione, e oggi non abbiamo più scuse: ne dobbiamo essere consapevoli e dobbiamo imparare a fare i conti con la responsabilità che questa situazione comporta. La tutela e la conservazione della biodiversità è oggi uno dei principali campi in cui è necessario impegnarsi.
‘.

Il libro, dopo avere analizzato i vari problemi chimico biologici, si sofferma sui negazionisti che su basi antiscientifiche e per interessi economici negano i disastri ambientali procurati dall’uomo, per concludere sulle possibili soluzioni ambientali. Per Emilio Padoa- Schioppa queste vertono su quattro parole chiave: sostenibilità, mitigazione, compensazione e adattamento.
In genere sono tre i pilastri su cui si ritiene debba reggersi la sostenibilità: il pilastro economico, quello sociale e quello ambientale.
Dunque, tutti i problemi ambientali che abbiamo visto caratterizzanti l’Antropocene possono e devono essere affrontati in una prospettiva di sostenibilità.
Mitigazione significa fare tutto quello che possiamo per ridurre il nostro impatto sulla biosfera. Abbiamo ad esempio tecnologie e conoscenze per passare a un’economia decarbonizzata e indipendente dall’uso di combustibili fossili. Una notizia di questi giorni è la cassazione di produzione di auto a diesel e benzina in Europa entro il 2035.
Compensazione significa che quando – inevitabilmente – facciamo qualcosa che ha un impatto negativo abbiamo anche la possibilità di compensarlo.
Infine, l’ultima parola importante è Adattamento. Potremo mitigare e diminuire il nostro impatto, potremo compensare alcuni degli impatti ma comunque dovremo adattarci ad alcuni cambiamenti. In chiusura una interessante bibliografia per conoscere più a fondo il problema.
‘Antropocene – Una nuova epoca per la Terra, una sfida per l’umanità’, è un libro che aiuta a conoscere l’evoluzione del pianeta Terra con l’interazione umana: una possibilità e una sfida da non perdere.