Allevamenti intensivi: in Liguria vogliamo cambiare!

pubblicato da IVG

Il 26 ottobre 2021 la maggioranza del “Consiglio Regionale” ligure ha respinto la proposta di superare gradualmente, come aveva già deciso di fare l’Emilia Romagna, il sistema dell’allevamento intensivo per gli animali in gabbia, costretti in spazi dove hanno a malapena la possibilità di muoversi.

Nel febbraio di quest’anno il Parlamento italiano ha approvato una modifica all’Art.9 della nostra Costituzione ( riguarda la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi) in cui la frase finale recita: “La Legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”, con la conseguente assunzione di un impegno a tutelare la salute e promuovere il benessere degli animali.
Altri Stati europei hanno varato norme precise per i controlli negli allevamenti e regole per migliorare le condizioni degli animali durante i trasporti.
In tutta Europa si registra oggi la presenza di circa 300 milioni di capi di bestiame allevati in gabbia (45 milioni solo in Italia, gran parte in Lombardia): un sistema assurdo e nefasto che viene attuato per ottenere il massimo rendimento con il minimo costo. Un vantaggio economico tutto da verificare, se si considerano i danni alla salute riscontrati in tutto il contesto sociale (sofferenze individuali e problemi per tutto il sistema sanitario).

Centoquaranta scienziati di tutto il mondo hanno riconosciuto come gli allevamenti intensivi costringano gli animali a vivere in spazi ristretti, con tali danni per la loro salute da rendere necessario l’impiego massiccio di antibiotici.
Il rischio dell’uso massiccio di antibiotici per gli animali è noto da anni perché i residui che rimangono nelle carni destinate al consumo favoriscono la selezione e la diffusione di batteri letali, potenzialmente trasmissibili alla specie umana.

Il “Commissaro Europeo all’Agricoltura” ha recentemente dichiarato che i sussidi del Recovery Fund “possono anche essere utilizzati per eliminare gradualmente gli allevamenti in gabbia e implementare metodi alternativi”.
Per questo la Regione Emilia Romagna, affrontando un problema che la riguarda per il gran numero di allevamenti intensivi presenti sul suo territorio, si è attivata con l’obiettivo di una corretta gestione degli allevamenti all’aperto, ambientalmente sostenibili e in grado di valorizzare le produzioni a tutela della qualità e della sicurezza alimentare.
In questa direzione cosa farà la Regione Liguria dopo aver bocciato la proposta di superare anche da noi gli allevamenti intensivi?
Sono da segnalare alcuni esempi virtuosi di allevamenti in spazi aperti, già presenti nel “Parco delle Alpi Liguri”.

Sottovalutare questo problema sarebbe molto pericoloso anche per un’altra serie di motivi che riguardano la tutela degli equilibri ambientali:
Una ricerca ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) mette in evidenza come in Italia l’allevamento intensivo sia responsabile dell’immissione nell’ambiente del 75% dell’ammoniaca inquinante e come le deiezioni animali, contenenti azoto, fosforo, potassio, ormoni e antibiotici, contaminino le acque superficiali e di falda.
La FAO (Food and Agriculture Organization) afferma che “il settore dell’allevamento rappresenta, a livello mondiale, il maggior fattore di uso antropico delle terre” mentre il 30% della superfice non ricoperta dai ghiacci è utilizzata per coltivare vegetali destinati esclusivamente al mangime per gli animali da macello. In sostanza più cresce la domanda di carne, maggiore sarà la percentuale di terreno agricolo utilizzato per produrre foraggio e cereali destinati a nutrire unicamente il bestiame. In conseguenza di questo fatto la quantità di cereali a disposizione per l’alimentazione umana sarà inferiore, con prezzi alti, a scapito dei Paesi più poveri.
Per ottenere un chilo di carne sono necessari 16 kg di proteine vegetali, risulta quindi evidente come una alimentazione globale più vegetariana consentirebbe di sfamare un numero di persone decisamente superiore.
Si può aggiungere che la “dieta mediterranea” (dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità) privilegia il consumo di proteine vegetali (legumi-cereali-ecc.) a scapito degli alimenti che contengono grassi saturi e colesterolo.

In conclusione, per i Liguri è legittima l’aspettativa (come indicato nel nuovo articolo della Costituzione) di nuovi regolamenti a tutela degli animali da allevamento.

Gabriello Castellazzi
Europa Verde del Finalese