Il 27 ottobre scorso il “Consiglio di Stato” ha depositato una importante sentenza (n.9178) in favore della salvaguardia degli alberi che troppo spesso, sbrigativamente, vengono indicati quale “pericolo” per l’incolumità pubblica e abbattuti senza reali motivazioni.
Infatti, non si può decidere il destino di un albero senza “acquisire una valutazione della reale stabilità dell’albero, alla luce dei protocolli riconosciuti a livello nazionale e internazionale”. In sostanza, si dovrebbe procedere al sacrificio dell’albero “solo a fronte di una puntuale rappresentazione di una grave pericolosità che minacci l’incolumità dei cittadini”.
Il Comune oggetto della sentenza è stato condannato perché le “valutazioni di carattere tecnico non risultano supportate da adeguati riscontri di carattere strumentale atti a verificare la tenuta dell’albero alla trazione”.
In Liguria, negli anni e nei mesi scorsi, a partire da Genova e Savona (oggi a Laigueglia) si sono moltiplicate le sacrosante proteste dei cittadini per l’abbattimento di alberi con motivazioni discutibili sotto il profilo delle normative esistenti.
La “perizia” degli Agronomi è obbligatoria e la certificazione di un rischio “moderato”non consente l’abbattimento della pianta, ma un controllo dopo due anni con l’applicazione del sistema di “trazione statica” che valuta la prograssiva capacità di tenuta delle radici (sono state invece abbattute piante decennali classificate a rischio “moderato”).
Non si tagliano gli alberi senza motivi concreti e i progetti urbanistici che non tengano conto del valore delle piante, oggi non hanno più senso. La sostituzione di grandi alberi con nuove giovani piante non è un risarcimento per i danni ambientali perchè gli alberi grandi crescono più rapidamente di quelli piccoli e in sono grado di assorbire più CO2. In sostanza, non è vero che il progressivo sviluppo degli alberi rallenti con il passare degli anni: maggiori sono le dimensioni, più alto sarà il tasso di crescita. Tra i 20 e i 40 la pianta assorbe in media 30 Kg. di CO2 ogni anno.
Tutti questi dati provengono da “Nature”(nota rivista scientifica internazionale).
La situazione del nostro Ponente non è particolarmente felice. Sono motivate le proteste di tanti cittadini e la gestione del “verde pubblico” deve essere assolutamente aggiornata.
E’ sufficiente consultare gli ultimi dati “ISTAT” e raffrontare le realtà dei nostri capoluoghi di provincia in relazione ai mq. di “verde urbano” disponibile per ogni abitante sul suolo comunale. L’analisi complessiva dei 109 capoluoghi di provincia italiani porta a questi risultati sorprendenti: Savona dispone di 6,7 mq. di verde urbano per abitante, Genova 6,4 mq., Imperia 7,9 mq.
(Il “Ministero dell’Ambiente”, nelle sue linee guida, considera 9 mq. di “verde”come necessari a garantire una buona qualità della vita). Milano dispone di 18 mq. per abitante, Roma 16 mq.- Napoli 13 mq.- Firenze 22 mq. , la Liguria in sostanza è agli ultimi posti.
“Legambiente” dichiara critica la situazione del nostro capoluogo: Savona si trova al 95° posto (su 109) per la cura del suo patrimonio di alberi. Quindi sono ragionevoli le richieste per una maggiore attenzione verso un problema che entra a pieno titolo nel processo di “transizione ecologica”.
Ripetiamo ancora una volta come ogni singolo albero contribuisca all’assorbimento di anidride carbonica dell’atmosfera, produca ossigeno vitale per tutti noi, migliori il comfort ambientale, riduca gli inquinanti dispersi nell’aria, protegga il suolo e sostenga la biodiversità garantendo protezione per molti animali.
L’albero grande garantisce maggiori benefici: l’ombra fa spendere meno energia per il raffreddamento delle case nel periodo estivo e risparmiare sul riscaldamento (grazie all’effetto frangivento) nei periodi freddi.
La sensibilità per la salvaguardia del patrimonio verde aumentata di giorno in giorno e le proteste si levano anche quando alberi dotati di folta chioma vengono potati in modo esagerato, quasi capitozzati. Inoltre si continuano a tagliare le fogli verdi della “Palma canariensis”( per un risparmio immotivato in quanto queste piante saranno più a rischio di ammalarsi e morire).
Il D.M. 4/4/2020, il Ministero dell’Ambiente definisce i “criteri ambientali minimi” per la gestione corretta del “verde pubblico” e tra le altre informazioni indica come “evitare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica degli alberi”. Infatti la potatura sbagliata provoca stress alle piante, carie interne (con attacchi dei parassiti), crescita di rami deboli in prossimità del taglio, morte delle radici corrispondenti e conseguente instabilità.
Anche il “Consiglio di Stato”, con la sua sentenza, invita tutti a valutare il valore del “ verde urbano” per i suoi effetti benefici sull’ambiente in un delicato momento di “crisi climatica”.
Gabriello Castellazzi
Europa Verde – Verdi del Finalese