Europa Verde – Verdi

Vieni a firmare e aiutaci a fermare il massacro

L’emergenza per la Peste Suina Africana persevera dal febbraio del 2022 e nelle ultime 48h è approdata ad una nuova chiamata alle armi firmata dell’assessore regionale alla Sanità, Angelo Gratarola.


Date le scarse adesioni da parte del contesto venatorio alle azioni di depopolamento della popolazione di cinghiali a partire dallo scorso febbraio, la Regione ha ceduto al ricatto approvando giovedì scorso la delibera per la disposizione di un finanziamento.


Questo bonus complessivo risulta pari a 200.000 euro, e rientra nei 3,3 milioni già messi a disposizione per le spese sostenute dagli Ambiti territoriali di caccia per il contrasto alla pandemia.


Diversi gli studi a disposizione, tra cui Slovacchia e Belgio, che dimostrano l’inutilità e l’inefficacia del coinvolgimento di cacciatori nell’ottica di un’eradicazione della popolazione infetta.


Europa Verdi Ligure richiede pertanto che:


venga abolito il piano di incentivazione per l’abbattimento dei cinghiali e che si investa su un consolidamento delle misure di prevenzione per i danni causati dalla fauna selvatica, di modo da reindirizzare il lupo, a sua volta nel mirino della regione e del contesto venatorio, a predare lontano dalle aree urbane e limitrofe e a prestarsi nel ruolo di medico della peste.

Peste suina e via libera al fuoco

Dilaga la peste suina in Liguria e la Regione mette una taglia dai 30 agli 80 euro per ogni cinghiale abbattuto o segnalato morto. Tale piano dovrebbe rispondere quindi non solo all’emergenza della peste suina ma intervenire anche sui “pochi” abbattimenti conseguenti ai recenti Scioperi della Caccia al cinghiale decisi per protestare contro le norme giudicate troppo restrittive. 

Contemporaneamente la destra italiana, ed in prima fila quella ligure, promuove una campagna contro la presenza del Lupo in Italia e vota in Europa per abbassarne la tutela consentendo gli abbattimenti. Lo fa ignorando che gli studiosi da sempre considerano il lupo come il principale elemento di riequilibrio dell’ecosistema forestale perché controlla la sovrappopolazione di ungulati in modo selettivo, con una efficienza ineguagliabile da qualsiasi cacciatore e gratuitamente.

Il lupo infatti riduce le malattie predando prioritariamente gli individui più deboli o infetti, contribuendo a mantenere equilibrata la crescita della popolazione di animali.

Per l’amministrazione Toti a trazione leghista l’unica soluzione pare essere come sempre la “cura del piombo”, somministrata ad alte dosi dagli amici cacciatori.

Restano inascoltati gli annosi appelli degli ambientalisti per l’adozione di un approccio più rispettoso degli equilibri naturali dell’ecosistema e degli animali, nessuna campagna per ridurre la fertilità dei cinghiali con mangime anticoncezionale perché avrebbe ridotto le prede per la caccia e ora però, di contro, si richiede la diminuzione della tutela del predatore principale dei nostri boschi che infastidisce gli allevatori e compete con i cacciatori.

Rimasti privi di una risposta anche gli appelli di specialisti, etologi e associazioni animaliste per la considerazione di metodi preventivi alternativi e la possibilità di eseguire studi al fine di approfondire le conoscenze circa la malattia ed eventuali terapie e cure.

Davvero il piombo rimane l’unica alternativa per risolvere questa emergenza?

Sembra piuttosto che ci troviamo dinanzi al redde ratione di una gestione non improntata alla tutela ambientale ma al soddisfacimento di piccoli interessi corporativi utili ai fini elettorali.

L’imbarazzo non ha fine

“Cringe” in inglese indica quelle situazioni che non solo imbarazzano ma mettono anche a disagio chi le guarda. In pratica il nostro stato d’animo davanti alla foto delle otto ragazze in un verde vestitino corto e calze dello stesso colore che promuovevano il turismo in Liguria davanti all’ormai famigerato mortaio gonfiabile che adesso il presidente Toti ha piazzato alla Darsena di Milano.

Lo stile è quello del classico spettacolino tv del pomeriggio ideato per intrattenere le nonne, quasi sempre vedove ed affaccendate in casa, con qualcuno che cucina ed esalta il cibo italiano che “tutto il mondo ci invidia, signora mia”! Di solito Albano, cantando “Felicità” chiude un prodotto perfetto per un pubblico ultra settantenne.

Immagino quindi che giovani adulti milanesi, i turisti, digitali e cosmopoliti in una metropoli effervescente e all’ avanguardia della moda si saranno sentiti come quando sei dalla nonna per sistemargli la TV : un tuffo nel secolo mediatico scorso . Ma del resto dal governo della regione più anziana d’Italia non avremmo potuto aspettarci altro se non lo spettacolino delle “pestoline” basilicovestite che sgambettano per accogliere i visitatori.

Il rinnovamento culturale, le riflessioni sul ruolo femminile, il progresso sulla parità dei sessi inceneriti in una sola vampata. Le ragazze mediamente avvenenti e rigorosamente corto vestite spesso corollario degli eventi, ineluttabilmente generano un senso di vecchio squallore. Le “ragazze immagine” dei saloni motociclistici, le “hostess” nelle fiere, le “ombrelline” nella formula uno o le “veline” a Mediaset sono manifestazioni di una cultura dei sessi ormai declinante e che nessuno dovrebbe rimpiangere.

Certo da una amministrazione di destra non ci si può aspettare degli alfieri del rinnovamento culturale ma riflettiamo su quanto paghiamo questa arretrata mediocrità e su che immagine stiamo dando della nostra regione. Come é lontana l’agognata utopia di una classe politica in grado di anticipare li rinnovamento culturale anziché inseguirlo col fiatone o come in questo caso, ignorarlo.

Sbaglieremo ma ci sembra che il modello di questa amministrazione sia quello straccione anni 70 e 80, quello dei milanesi che riempivano le trattorie per ingozzarsi di trenette al pesto storditi da una giornata di sole e di mare. Il turismo nuovo, quello che oggi genera davvero sviluppo, quello culturale, ambientale e soprattutto emozionale, necessita non solo della promozione di una immagine di una regione paesaggisticamente ineguagliabile e culturalmente all’avanguardia ma anche di cura e tutela del territorio (soprattutto dalla cementificazione) e di infrastrutture efficienti.

A questa amministrazione dobbiamo invece, tra le altre cose, autostrade e ferrovie lasciate imputridire fino al crollo, una rete idrica colabrodo che in estate lascia a secco turisti e residenti, una strenua opposizione al parco di Portofino e all’ ampliamento dell’area marina di Noli-Bergeggi, l’imposizione di un rigassificatore davanti alle spiagge di Savona ed il tentativo di cementificare addirittura le aree a rischio inondazione solo per citare alcuni casi.

Non basterà un mortaio gonfiabile per rimediare a questo disastro.

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Esecutivo Regionale

L’eliminazione non è una soluzione etica né valida

Secondo i dati Ispra tra il 2020 e il 2021 la popolazione di lupi che viveva sul territorio nazionale non superava i 3400 esemplari.

Nella regione alpina il numero di esemplari non raggiungeva le 1000 unità, distribuite in netta prevalenza sulle Alpi centro occidentali (680 lupi), mentre sulle Alpi centro orientali i lupi erano appena 266. E’ lungo la dorsale appenninica che si concentrava la parte più consistente della popolazione, con 2386 animali.

Una situazione ben lontana da quelle descritte già 3 anni fa e ora, con nuovi toni accesi e bellici, dall’attuale Ministro dell’Agricoltura, il quale recentemente avrebbe suggerito un intervento sulla legge a tutela dei grandi carnivori. Ulteriore preoccupazione, come nei casi degli orsi e dei cinghiali, risiede nel fatto che, ancora una volta, ad alimentare la paura siano proprio i rappresentanti di territori in cui la popolazione di questi animali è meno presente.

Nel 2019 la popolazione di lupi in Liguria si aggirava sui 150 capi, senza tenere in considerazione eventuali esemplari erratici. Una situazione decisamente non fuori controllo eppure già da molti evidenziata come problematica. Oggi, a seguito di episodi come quello di Toirano, i toni si sono nuovamente inaspriti e l’onorevole Francesco Bruzzone della Lega Salvini non si è fatto attendere.

Asserendo che la tempestività dell’intervento da lui proposto sia ispirato unicamente da sinceri sentimenti volti alla tutela degli stessi cittadini e dei nostri cari amici cani, l’onorevole da qualche settimana ha incentrato la propria comunicazione, con tanto di manifesti, su un unico tema: la necessaria eliminazione del lupo.

Diverse e pericolose le affermazioni dell’onorevole nel corso delle ultime interviste rilasciate <Non esistono più le condizioni per la convivenza con il lupo> e ancora <Siamo alla sudditanza del lupo>. L’onorevole Bruzzone sostiene (senza alcun dato a supporto, visto l’ultimo censimento risale al 2021) che la popolazione di questi animali stia raggiungendo uno stato di esasperazione e che, conseguentemente, sia urgente l’attuazione di un piano per il ridimensionamento della stessa. 

Gli ultimi casi di predazione di questi giorni vedono il coinvolgimento di cani appunto, ma la narrazione da parti di chi riconosce nel lupo unicamente un nemico da abbattere generalmente cerca un primo riscontro in specifiche categorie, di allevatori e agricoli.

A questi ultimi desideriamo appellarci a nostra volta ricordando ed indicando le disposizioni previste dal regolamento regionale del 4 aprile 2016 n.2 come ad un solido punto di partenza su cui investire e da cui muovere i prossimi passi.

Tale regolamento infatti si riferisce al funzionamento del Fondo per la prevenzione e il risarcimento dei danni arrecati alla produzione agricola dalla fauna selvatica. Prevede un’entità di contributi tra il 60 e l’80% dei costi di acquisto delle opere di prevenzione indicate per tali casistiche, tra cui pastori elettrici, recinzioni metalliche e altri materiali.

Ci teniamo a ricordare che tra il 2008 e il 2014 siano stati rilevati 21 lupi morti di cui la principale causa è risultata essere il bracconaggio, pari al 57% di casi di morte dovuti ad armi da fuoco o avvelenamento (dati Life WolfAlps EU). Anche tra il 2020 e il 2021 su 9 morti una era stata ricollegata ad azioni di bracconaggio.

Davvero l’eliminazione rappresenta l’unica opzione a disposizione per il raggiungimento di un equilibrato rapporto di convivenza tra l’uomo e il regno animale?

A distanza di appena pochi mesi, dallo scorso gennaio 2024, in cui si guardava alla ricomparsa del lupo come a un trionfo della biodiversità, oggi la narrazione è precipitosamente mutata in una direzione completamente opposta. Com’è stato possibile?

La prevenzione e l’ideazione di una rete di fondi volti a supportare concretamente e con costanza le categorie più a contatto con le zone frequentate dai lupi rappresentano di fatto le uniche strategie valide per rendere possibile la convivenza con una specie necessaria ed imprescindibile per la salvaguardia della biodiversità ed un’ecosistema in salute.

Arresto immediato del servizio di Bird Control

A seguito di numerose segnalazioni e la costante condivisione di informazioni quanto mai allarmanti, da parte di un numero via via più crescenti di cittadini e realtà animaliste, circa l’attivazione di un servizio di Bird Control presso le Stazioni di Genova Brignole e Principe, AVS si è prodigata nel lancio di una petizione (attualmente ancora in corso) a favore del suo immediato arresto e la valutazione di un’alternativa non letale e pacifica nell’ottica di un’equilibrata convivenza tra l’essere umano e la natura.

Tale servizio è stato attivato dalla Rete Ferroviaria grazie all‘autorizzazione da parte dell’Azienza Sanitaria Locale 3 genovese (prot. 128.804) e prevede la cattura dei colombi nei pressi delle due stazioni, i quali vengono poi assegnati ad allevamenti avicoli fuori regioni, dove si presume abbia luogo l’abbattimento.

Alla luce dell’attiva collaborazione con l’Osservatorio Savonese Animalista (OSA), si desidera evidenziare come l’eliminazione di una popolazione animale libera non costituisca di fatto una strategia efficace, in quanto non comporterebbe alcuna riduzione della “portanza” dello stesso territorio, intendendo per essa la quantità di cibo disponibile ivi presente. Fintanto che la presenza di rifiuti alimentari nell’ambiente permane,  la popolazione di questi animali continuerà a crescere, rendendo di conseguenza nullo l’effetto sperato tramite la serie di abbattimenti attualmente in corso.

La petizione presentata nelle scorse settimane da AVS propone l’adozione di una strategia più ecologica ed etica, tra cui per esempio:

·  Sterilizzazione con periodica somministrazione di mangimi trattati con nicarbazina (efficace riduzione numerica del 30% annuo; costo dei mangimi e di personale, riducibili con contratti estesi a tutto il territorio nazionale).

·  Installazione di “colombaie” per la nidificazione, dalle quali asportare periodicamente parte delle uova, o tutte, con o senza sostituzione con simulacri (buona riduzione numerica; costo di fabbricazione delle strutture e del personale).

·  Interventi edilizi di copertura dei siti di nidificazione (fori, cunicoli, barbacani, tetti piani o debolmente inclinati, tegole, etc.), con cemento o reti, da effettuarsi non nei periodi di nidificazione ed evitando la presenza di animali all’interno (buona efficacia di allontanamento; costo dell’intervento edilizio e manutenzione).

·  Installazione sulle superfici degli edifici di reti metalliche alimentate con deboli correnti elettriche (allontanamento completo; costo dell’intervento, dei materiali e della manutenzione).

·  Impiego di uccelli rapaci per cacciare e allontanare i volatili (scarsi risultati, in breve si stabilisce un poco significativo equilibrio numerico tra prede e predatori).

Nelle ultime ore si è infine giunti ad un’ulteriore azione decisiva con la deposizione di un’interrogazione da parte del deputato Devis Dori di Alleanza Verdi e Sinistra nei confronti del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Si sono di fatto richieste maggior informazioni circa le modalità di cattura, trasporto e detenzione cui sono sottoposti gli animali catturati presso le due stazioni, dato che rimangono scoperti svariati punti circa le dicotomie del servizio di Bird Control attualmente attivo.

Secondo alcune denunce portate avanti dall’associazione Gaia Animali e Ambiente, e in particolare dalla delegazione genovese della stessa, ad occuparsi in subappalto dell’operazione sarebbe un’azienda di Lecce attiva nella falconeria, che già in altri casi passati aveva dichiarato di aver proceduto con l’abbattimento dei colombi catturati poiché l’azienda di Parma destinata al loro contenimento era stata ritenuta infine inadeguata per la gestione di numero tanto elevato di uccelli

In attesa di ulteriori sviluppi nelle prossime settimane proseguirà la raccolta di firme per la petizione che richiede l’immediato arresto del servizio.

Risulta quanto più evidente che i colombi siano soltanto l’ultima vittima del momento di una politica fermamente decisa a favorire unicamente gli interessi di una determinata parte, senza alcuna considerazione indirizzata ad un concreto cambio di rotta nel rapporto tra uomo e natura, che non può e non deve più perseguire unicamente la via della crudeltà e dell’antropocentrismo.

I Verdi savonesi si incontrano


Ciascuno di noi sta affrontando questo tremendo momento storico nel quale l’insicurezza e la preoccupazione regnano sovrane: la pandemia prima, il conflitto in Europa ora, le sue conseguenze quali la crisi energetica ed alimentare, i cambiamenti climatici e la siccità,….
Noi Verdi Europei riteniamo che, mai come in questo momento, sia fondamentale far sentire la nostra voce e contribuire ad orientare le scelte politiche italiane ed europee sul clima, sulla scelta in merito alle politiche energetiche, sul sostegno a tutti coloro che vivono situazioni di estrema difficoltà per i motivi più svariati, sul sostegno alle libertà individuali per la creazione di una società più giusta…ma…aiutooo! Siamo in pochi! Tutti noi siamo completamente assorbiti dalle nostra vita e da quelle dei nostri cari e così, inconsapevolmente, lasciamo che altri scelgano per noi fino a determinare il nostro futuro anche contro la nostra volontà, contro i nostri principi basilari! Sappiamo tutti che la politica dovrebbe essere partecipazione!
Noi continuiamo a provarci e vorremmo farlo insieme a te, il tuo contributo può fare la differenza.
Ci incontreremo quindi, per il nostro primo appuntamento in presenza, cui potranno seguirne altri online, martedì 5 luglio 2022 a Savona, in Via Untoria, nella sala riunioni adiacente la Chiesa di San Pietro, alle ore 18.00. La riunione durerà all’incirca un’ora e mezza. Per motivi organizzativi si chiede una conferma in merito alla partecipazione, confidando nell’accoglienza del presente invito, per l’importanza che riveste questo primo confronto comunicativo.

Loredana Gallo e Roberto Delfino

Coportavoce Europa Verde Savona e provincia

L’autostrada che nessuno vuole

Si registra la dura reazione del Comitato “Difendiamo le Nostre Valli-No alla Bretella Borghetto-Carcare-Predosa”, dopo le recenti prese di posizione di Marco Scajola – Assessore Regionale e Angelo Berlangieri – Presidente dell”Unione Industriali di Savona, che insistono per la realizzazione della “bretella”.
Il Comitato, costituito da più di mille cittadini, e che ha seguito dal 2012 gli sviluppi di questo devastante progetto ( 33 km. di gallerie e 15 km. di viadotti che dovrebbero attraversare le fragili valli nei territori di otto Comuni a monte della costa), ha reso pubblica una lettera inviata poche settimane fa ai Sindaci interessati e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Nella missiva si prende innanzi tutto in considerazione quanto avvenuto il 26 luglio scorso presso la Provincia di Savona, nell’ambito del convegno dal titolo “Passaggio a Nord-Ovest” che aveva per oggetto l’esame del discusso progetto“bretella”.
I responsabili del Comitato avevano seguito con attenzione tutti gli autorevoli interventi ( Presidenti di Regione, Provincia, esperti di trasporti e rappresentanti del mondo industriale savonese) a partire da quello del tecnico progettista.
A conclusione dell’incontro è rimasta la sensazione che nonostante le dichiarazioni dei partecipanti favorevoli ad uno sviluppo turistico rispettoso dell’ambiente, questo aspetto sia rimasto marginale.
A questo punto il Comitato vuole ricordare come nei dieci anni passati abbia lavorato per diffondere tutte le possibili informazioni relative alla programmata infrostruttura (consultabili sul sito internet dell’associazione) compresa la consulenza di un esperto del settore “infrastrutture viarie”.
Paventare oggi un rischio di paralisi, solo perché negli ultimi decenni non si è ammodernata la rete autostradale e soprattutto ferroviaria della Liguria, non giustifica devastanti interventi che stravolgerebbero per sempre l’aspetto paesaggistico e geomorfologico di valli già da tempo in situazione di grave dissesto idrogeologico (gli ultimi disastri a Rialto nel 2019 lo dimostrano).
Il Comitato ha deciso quindi di sollecitare nuovamente i Sindaci degli otto Comuni del territorio Finalese affinchè ribadiscano la presa di posizione fermamente contraria già espressa negli anni scorsi, con pareri unanimi, nei rispettivi Consigli Comunali, dalle forze politiche di tutti gli schieramenti (le singole Delibere sono consultabili sul sito dell’associazione).
I Verdi savonesi ribadiscono quanto già detto in passato circa la crisi del sistema trasporti nel ponente, elencano gli investimenti necessari (garantiti dai fondi europei PNRR) capaci di riequilibrare una situazione avviata decisamene al collasso: raddoppi ferroviari Genova-Ventimiglia (in sede con tutti i sottopassi e sovrappassi necessari per eliminare i pericolosi passaggi a livello), la Savona-Altare, la nuova linea da Altare a Ceva, il ripristino della linea Savona-Alessandria, il completamento dell’Aurelia-bis, il potenziamenti della S.S. 334 del Sassello e della 490 del Melogno. La “cura del ferro” è una priorità assoluta, auspicata da tutti coloro che lavorano per il rispetto del“Trattato di Parigi” nel contrasto ai cambiamenti climatici.

Inoltre, progetti così invasivi non possono essere “calati dall’alto”con provvedimenti burocratici, ma devono fin dall’inizio rispettare precise procedure democratiche, senza le quali le opere non potranno comunque essere realizzate (dibattito pubblico, ecc.)
All’uscita del primo, unico progetto, consegnato alle Amministrazioni Comunali interessate all’opera, dopo una attenta analisi tecnica (geologica, economico finanziaria), è stato redatto uno studio specifico che dimostra l’inutilità e i danni di questa “bretella”:
Il Prof. Willi Husler (Docente universitario e noto esperto di trasporti internazionali) ha dimostrato in una articolata relazione ( sempre consultabile nel sito) come tale opera non possa in alcun modo risolvere i problemi della viabilità del ponente ligure ed ha analizzato la pericolosità oggettiva di singoli tratti: a Rialto il viadotto di 450 metri dovrebbe attraversare il Rio Pora ad una altezza di 86 metri con un impatto acustico, estetico, di gas di scarico e polveri inaccettabile per i residenti e per un turismo orientato alla
tranquillità e alla qualità ambientale.
Per essere ancora più precisi il progetto della “bretella” si sviluppa su un percorso di 47,9 km. (33 km. di gallerie gemelle, ovvero 66 km. di gallerie a due corsie da costruire) un’ opera che raggiunge e supera quelli alpini, con investimenti e costi di servizio e di manutenzione enormi. La somma della lunghezza complessiva delle gallerie supera più di cinque volte la galleria a due corsie del traforo del Monte Bianco con i suoi 11.3 km. .
Stiamo parlando, dunque, di un’opera di dimensioni gigantesche del costo di circa
4 miliardi di euro per risparmiare, a calcoli fatti, solo13.4 km di strada.
A questo punto ci sono tutti i motivi per dire un chiaro “no” alla “bretella” visto il grave danno che tale opera arrecherebbe al settore economico-sociale, a quello agricolo-forestale e alla salute pubblica, unitamente a un impoverimento dell’offerta turistica.
Per questo il Comitato “Difendiamo le Nostre Valli” chiede giustamente ai Sindaci dei Comuni di Rialto, Pietra Ligure, Giustenice, Tovo San Giacomo, Magliolo, Calice Ligure, Orco Feglino e Finale Ligure, di ribadire quanto già espresso democraticamente nei rispettivi Consigli Comunali.

Peste Suina

I Verdi Liguri chiedono la riduzione delle aree soggette a limitazione e l’individuazione di norme equilibrate per le zone limitrofe  come il divieto di uscita dai sentieri o il trekking con operatori che consentano di  salvaguardare le attività di outdoor presenti e permettano di gestire l’emergenza sanitaria. 

Infatti  la grande contagiosità dell’infezione da  Peste Suina Africana vede come vettore di contagio in primo luogo la fauna selvatica rappresentata dal grandissimo numero degli ungulati presenti sul territorio. La mobilità di questi animali non è certo influenzata dalla presenza di escursionisti o bikers, ma al limite, dalla caccia in braccata che tende alla dispersione degli esemplari al di fuori delle loro aree.

Il manuale operativo relativo al contenimento delle pesti suine prevede inoltre che “solo attraverso un costante scambio di dati ed informazioni, e un efficace coordinamento tra tutti gli stakeholder, compresi i cittadini comuni, e la sinergia di tutti i livelli coinvolti, è possibile raggiungere l’obiettivo dell’eradicazione”. 

Appare quindi spropositata l’estensione dell’area individuata in quanto lo stesso manuale indica come “ai fini della identificazione della zona Infetta si deve considerare che l’area di circolazione attiva del virus corrisponde alla linea delle coordinate più esterne dell’area di ritrovamento delle carcasse più 6 km, che corrispondono al massimo spostamento annuale di un cinghiale maschio”.

Le previste misure di divieto di ingresso hanno ovviamente senso all’interno di quest’area mentre in quella limitrofa di sorveglianza potrebbero essere mitigate e rimodulate in base a diversi criteri.

Il manuale prevede addirittura la possibilità di caccia nella zona di sorveglianza, mantenendo la biosicurezza e di conseguenza potrebbe essere prevista anche la presenza di altri agenti. 

Tale provvedimento, anche in considerazione dell’assenza di allevamenti suini intensivi nella regione, appare spropositato e passibile di creare enormi danni all’attività turistica di quelle aree, senza peraltro costituire né un beneficio dal punto di vista del contenimento, né tantomeno un obbligo normativo rispetto alle linee guida. 

Chiediamo pertanto alla Regione di farsi parte in causa per la ridefinizione delle aree soggette a limitazione e per l’individuazione di norme (es. divieto di uscita dai sentieri, trekking con operatori, divieto di trekking con animali domestici, sanificazione delle calzature, divieto di abbandono cibo) per le zone limitrofe, al fine di salvaguardare le attività di outdoor presenti.

Chiediamo altresì di attivarsi per l’erogazione di ristori per tutti gli operatori del settore coinvolti da questa emergenza.

Se non ora, quando?

Europa verde interviene nel dibattito fra le forze politiche che si riconoscono nell’alleanza di sinistra alla ricerca del candidato sindaco da opporre al sindaco uscente Bucci. I Verdi
riconoscono che il segretario del PD D’Angelo si è mosso finora con sagacia riuscendo a tenere insieme un vasto fronte di partiti e movimenti, ma adesso sono preoccupati. Ogni giorno che passa potrebbe allontanare quell’accordo costruito con tanta pazienza da parte di tutti.

I verdi dicono: “Se non ora, quando? E’ vero che presto e bene non vanno insieme, ma è anche vero che poi viene il momento delle decisioni e temporeggiare potrebbe essere fatale. Viene in mente il ritardo della candidatura del capolista Sansa alle ultime regionali: questo fantasma aleggia ancora sulle nostre teste ed il rischio che vediamo è che si dia l’immagine di una coalizione bloccata da interessi di parte”.
E interventi dall’alto a livello nazionale, ipotizzati dalla stampa cittadina, potrebbero forse avere un effetto controproducente sulle delicate trattative a livello cittadino.


Dice Gianfranco Porcile, Presidente dei Verdi genovesi: “ Noi siamo una forza politica
piccola, per cui non abbiamo intenzione di porre veti, anche se tra i nomi dei candidati
papabili non figura nessuno con una storia di impegno ambientalista. Il nome del capolista è importante perché dà l’immagine a tutto il fronte. Ma noi non siamo per l’uomo solo al
comando. E’ importante anche il programma elettorale ed è importante anche la squadra che lo affianca. Nel calcio il centravanti fa goal se tutta la squadra gira e gli offre palle da giocare.
Mi viene in mente l’esperienza che ci arriva dagli stormi di uccelli, dai banchi di pesci, dalle
mandrie di mammiferi, che si muovono con intelligenza pur non avendo un capo: si chiama
“intelligenza di sciame”.

Per quanto riguarda il programma la coalizione è orientata a mettere tra i punti prioritari la solidarietà e la lotta alle diseguaglianze. A noi sta bene: perché rimuovere le cause del disagio e della deprivazione vuol dire agire prima di tutto per tutelare l’ambiente e la natura. Nell’Enciclica Laudato Si’ il Papa parla di Ecologia integrale: una medaglia con due facce, una la cura per la Casa Comune, l’altra la solidarietà verso gli ultimi.


Su questi punti noi andremo a chiedere il voto, in particolare a quei concittadini che, delusi
dalla politica, non vanno più a votare oppure a quei giovani che voteranno quest’anno per la prima volta. Non vogliamo più soltanto sentir parlare di green, bio- eco-: vogliamo passare all’azione concreta, ai fatti. Genova è il nostro Bene Comune. Per la nostra città nell’alleanza di forze politiche rosse e gialle ci sarà anche il Verde: un segno di quella biodiversità che è per noi così importante. Anche il fioraio sa che in un mazzo i fiori colorati ci sta bene un po’ di…Verde! La sfida contro il sindaco uscente sarà molto impegnativa, ma le ultime elezioni amministrative di Bologna e di Milano sono un segnale incoraggiante sia per la coalizione di sinistra sia per i risultati ottenuti dai candidati verdi. Ma la coalizione non può permettersi il lusso di aspettare ancora per avere un nome da assegnare alla casella del Candidato Sindaco: mi auguro che la decisione venga assunta prima delle votazioni per l’elezione del Capo dello Stato. ”

La nascita dei Verdi Italiani nel 1986

I Verdi savonesi ricordano la nascita a Finale Ligure, il 16 novembre 1986, del partito dei Verdi italiani.

A Finale Ligure, il 16 novembre 1986, presso il Cinema Ondina, nasceva il partito dei Verdi Italiani che raggruppava decine di associazioni ambientaliste provenienti da tutte le regioni.

Un “movimento” destinato a diventare portavoce delle istanze ecologiste e di un modello di sviluppo economico non basato sul consumo bulimico delle risorse naturali. Anche di questa ricorrenza si parlerà nell’Assemblea provinciale dei Verdi convocata a Savona per programmare nuove iniziative.

Il mondo vive una situazione critica: tra il fronte negazionista guidato da Trump il quale rifiuta gli “Accordi di Parigi”, e papa Francesco che nella lettera “Laudato Sì”dice: “I cambiamenti climatici costituiscono oggi una delle principali sfide per l’umanità”.

L’azione pluridecennale dei Verdi ha portato a far accettare le prime norme ambientaliste:

Il “Conto Energia” ha promosso il primo consistente utilizzo delle fonti rinnovabili e

sono stati ancora i Verdi a scrivere i primi provvedimenti legislativi antismog e quelli per la difesa del suolo (L.183/1989- “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”).

Per l’azione Verdi è stata approvata la “Legge quadro sui parchi”, grazie alla quale venne avviato un processo di “sviluppo sostenibile” su 1.5 milioni di ettari di territorio italiano (Parchi Nazionali, Aree Protette, Parchi Marini, ecc.). Subito dopo venne avviata la razionalizzazione della normativa sui rifiuti, sull’inquinamento acustico e sul divieto di trasformazioni urbanistiche delle aree percorse da incendi.

L’ “Eco-Bonus” voluto dai Verdi per le ristrutturazioni edili è una legge ancora in vigore che ha prodotto investimenti per milioni di Euro, con migliaia di nuovi posti di lavoro ( tra occupazione diretta e indotto).

Nel 1990 i Verdi hanno promosso i referendum contro la caccia e contro l’utilizzo di pesticidi cancerogeni in agricoltura.

Tutte battaglie condotte per una vita migliore, che oggi vedono la famiglia dei Verdi più forte nella fascia dei Paesi del nord-Europa (74 deputati Verdi nel Parlamento Europeo), con un trend positivo quale argine sicuro contro i nascenti sovranismi. Una tendenza che incoraggia ad impegnarsi con forza per ottenere ancora risultati positivi per la nostra società seguendo il messaggio di Alex Langer, il più importante tra i fondatori del movimento Verde in Italia.

Il Portavoce dei Verdi della provincia di Savona,

Gabriello Castellazzi

I Verdi credono nei giovani per un futuro eco-sostenibile

I “Verdi”, in base ai risultati delle ultime elezioni europee che hanno visto crescere le istanze ambientali grazie al grande consenso dei giovani e ritengono che ci si trovi oggi di fronte ad una svolta.

Anche Carlin Petrini(fondatore di Slow Food) ha voluto mettere in evidenza questo importante segnale che vede la rinascita di un ecologismo europeo basato sulla presa di coscienza delle nuove generazioni. Petrini ha rilevato come in tutto il nord-Europa nel dibattito elettorale la questione ambientale abbia avuto una grande ricaduta mediatica.

Dopo lo “sciopero per il clima” del 15 marzo, in Germania(20,5%), Filandia(14,4%), Regno Unito(10%) e Francia (13,47%) i risultati dei Verdi Europei sono stati molto importanti (74 eletti nel Parlamento Europeo) argine contro i “sovranisti”, grazie al fatto che circa il 50% dei giovani sotto i 24 anni ha votato “Europa Verde”. In Italia il consenso per i Verdi, pur essendo cresciuto rispetto alle ultime elezioni, è ancora lontano dai risultati del nord-Europa.

In provincia di Savona i Verdi hanno ottenuto il 2,39%, a Finale Ligure (dove nel 1986 è nato il partito dei Verdi) il 3,47%.

Elena Grandi, Portavoce nazionale, ha ribadito che i “Verdi” sono quelli dei “SI” allo sviluppo sostenibile , alle energie rinnovabili, all’efficientamento energetico, alla Green Economy (che creerebbe 450.000 nuovi posti di lavoro), alla messa in sicurezza del territorio.

E poi ancora “SI” al trasporto su ferro e ai treni veloci per il Sud, alla mobilità sostenibile, dirottando per queste finalità i 19 miliardi di euro che purtroppo vengono erogati oggi come sussidi alle fonti di energia fossile.

Il movimento Verde internazionale , grazie ai giovani, diventa portavoce di un modello di sviluppo economico non basato sul consumo bulimico delle risorse naturali del nostro unico pianeta.

In Italia l’azione dei Verdi ha portato alla promulgazione di più efficaci norme ambientali:

attraverso il “Conto Energia”ha promosso il primo sviluppo consistente delle fonti rinnovabili,

sono stati i Verdi a scrivere i provvedimenti legislativi antismog (L. 385/1089) e di difesa del suolo (L.183/1989).

Grazie ai Verdi è stata approvata la “Legge quadro su Aree Protette e Parchi”(L.394/1991),

da questa si avviò un processo virtuoso per 1.5 milioni di ettari di territorio italiano.

Vennero poi varate le norme sul riciclo dei rifiuti, sull’inquinamento acustico e sul divieto di trasformazioni urbanistiche delle aree percorse da incendi.

L’ “Eco-bonus” per le ristrutturazioni edili (norma voluta dai Verdi nel governo dell’ Ulivo ) ha prodotto in 20 anni investimenti per 292,7 miliardi di euro(Dossier Camera dei Deputati).

Il lavoro da fare per i Verdi Europei è ancora tanto ma, come dice Carlin Petrini, si può contare sul rinnovato impegno sociale dei giovani.

Il Portavoce dei Verdi della provincia di Savona,

Gabriello Castellazzi