Rigassificatore Savona Vado

a Savona – vado è prevista l’installazione dell’impianto che era previsto a Piombino.
La popolazione e le attività commerciali contestano sia il metodo opaco e impositivo che il merito della scelta.

Rigassificatore, Europa Verde Liguria replica a Toti: “Grave etichettare come antiscientifico ciò che è politicamente scomodo”

savonanews.it


“Etichettare le dimensioni del rischio di incidente di un rigassificatore come ipotesi da terrapiatisti o novax non cancella la verità scientifica. Siamo consapevoli dell’importanza di basare le decisioni politiche su presupposti scientifici corretti, per questo riteniamo particolarmente grave etichettare come antiscientifico ciò che è solo politicamente scomodo”. Simona Simonetti e Marco Brescia di Europa Verde – Verdi Liguria replicano al presidente della Regione Giovanni Toti. 

“La Golar Tundra ha una capacità di stoccaggio GNL di 170.000 m3, l’incidente di Bologna Borgo Panigale (1 morto, 145 feriti) che ha fatto collassare il ponte dell’autostrada è stato causato da un quantità di 48 m3 di GPL, l’incidente della stazione di Viareggio (13 morti, 50 feriti) è stato causato da una quantità 35 m3 di GPL quindi possiamo dedurre che un rigassificatore o una nave metaniera hanno un potenziale energetico 3000 volte maggiore di quello di Viareggio e o di Bologna. Un possibile evento catastrofico, sebbene poco probabile avrebbe conseguenze devastanti che non vanno minimizzate”. 

“Nel 2004 il governo degli Stati Uniti ha richiesto ai Sandia National Laboratory, una delle massime autorità scientifiche statali per la sicurezza nucleare e chimica, di studiare i potenziali scenari in caso di incidente o attacco terroristico ad una nave metaniera, studi che sono stati presentati al congresso americano. Gli scienziati statunitensi hanno formulato un quadro che, tra la formazione di “piscine di fuoco” e nubi di metano gassoso, prevede l’interessamento di aree, circostanti alla nave, estese per alcuni chilometri e molto variabili in base al vento. Questi studi scientifici non provengono da terrapiattisti quindi,  ma dai i migliori scienziati al servizio del governo degli Stati Uniti e rendono estremamente preoccupante la vicinanza di queste strutture agli abitati come prevede il caso di Savona e Vado Ligure”. 

“Sappiamo che questi incidenti sono rari ma assolutamente non impossibili e ciò impone che gli impianti siano intrinsecamente sicuri  mediante un’adeguata distanza dai centri abitati come del resto è stato fatto negli anni passati per gli altri due rigassificatori fuori costa italiani posti a decine di chilometri dalla riva. Non ci dimentichiamo che, anche con le migliori premesse, gli incidenti capitano, seppur imprevisti ed inattesi, come ha dimostrato Fukushima. Sappiamo anche che le collisioni in mare sono frequenti e possono avere risultati catastrofici come nel caso della Moby Prince e che bastano quantità  infinitamente minori di gas per scatenare l’inferno come è accaduto a Viareggio”. 

“La costa Savonese, poi, ha già pagato il suo tributo ambientale al traffico energetico con l’incendio e l’affondamento della petroliera Haven. I liguri hanno già pagato la superficialità e la sottomissione agli interessi economici con il ponte Morandi. La valutazione del rischio del rigassificatore non va banalizzata”, concludono. 

L’esplosione del serbatoio di GNL di Staten Island-New York che uccise quaranta persone

Era il 10 febbraio 1973 quando un deposito di gas naturale liquefatto situato sull’isola di  Staten Island A New York esplose e uccise 40 operai, molti italo-americani. Qui di seguito pubblichiamo la traduzione (automatica, scusateci!) di un articolo in inglese che potete trovare qui tratto dal bellissimo sito di news SILIVE.COM

Ancora una volta ricordiamo che la situazione, i tempi, le tecnologie diverse dalle attuali,  rendono questo terribile  accadimento una situazione a sé, ma ci  ricorda che il gnl ha un potenziale distruttivo tremendo che non è cambiato negli anni.

Sottovalutarlo si rivela un errore drammatico.

Oggi, 50 anni fa: l’esplosione di un serbatoio di GNL uccide 40 lavoratori

  • Aggiornato: 10 febbraio 2023, 8:57|
  • Pubblicato: 10 febbraio 2023, 8:50
storia dell'isola cittadina
L’esplosione di un serbatoio di GNL nel 1973 uccise 40 lavoratori. (Avanzamento di Staten Island)
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STATEN ISLAND, NY – Il 10 febbraio 1973, un freddo sabato pomeriggio, un incendio esplose nell’interno cavernoso di un serbatoio di GNL più piccolo a Bloomfield. Il gas naturale intrappolato all’interno ha alimentato l’incendio e ha creato una forza che ha strappato la cupola di cemento dai suoi ancoraggi e l’ha fatta schiantare sui lavoratori più di 100 piedi più in basso. Quaranta uomini furono uccisi. L’incidente rappresenta il peggior incidente industriale mai avvenuto nel distretto.

I vigili del fuoco lavorano per rimuovere i corpi delle persone uccise durante l’esplosione del serbatoio di GNL a Bloomfield nel 1973. (Staten Island Advance/Robert Parsons)

Il serbatoio da 600.000 barili a Bloomfield era in riparazione quando scoppiò un incendio. Il gas naturale intrappolato all’interno del serbatoio ha alimentato l’incendio provocando l’esplosione.

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Il fumo si alza dai serbatoi del serbatoio GNL di Bloomfield dopo lo scoppio di un incendio. (Avanzamento di Staten Island/Barry Schwarz)
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Testimoni oculari riferirono all’Advance nel 1973 che si udì un sibilo e un forte rumore, seguiti da un anello di fiamme all’esterno del serbatoio alto 108 piedi, situato vicino al lungomare a circa un miglio a sud del ponte Goethals.

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New York-Recovering The Dead-Firemen a sinistra trasporta una bara di pino che è stata abbassata con una gru sulla superficie del tetto affondato del deposito chimico dove i corpi di 40 lavoratori vengono recuperati da sotto la superficie e collocati nelle bare. (Stampa associata)

Faceva parte dell’enorme tratto di terreno acquistato dalla NASCAR nel 2004. Il sito non è accessibile al pubblico. Il sito del serbatoio è stato formalmente demolito nel 1993.

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Un vigile del fuoco sale su una rampa ricoperta di detriti: isolamenti, lamiere e cemento. (Avanzamento di Staten Island/Barry Schwartz)

Al di là delle vite dei 40 lavoratori uccisi, l’esplosione ha un’eredità duratura a Staten Island: alla fine ha bloccato la costruzione di due serbatoi di GNL più grandi nella sezione Rossville di Staten Island.

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L’interno del serbatoio di gas naturale liquefatto frantumato a Bloomfield che esplose uccidendo 40 persone. (Avanzamento di Staten Island)

I carri armati sono ancora fuori dalla strada di Arthur Kills. Sono stati dismessi e si stanno deteriorando da decenni.

CONTENUTO RELATIVO:

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Una tubazione che si trovava sopra il serbatoio giace a terra distrutta dopo essere stata spazzata via dall’esplosione. (Avanzamento di Staten Island/Tony Carannante)
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In attesa di scoprirlo: la signora Anthony Mezzacappa, a sinistra, parla con un poliziotto della scomparsa del marito, mentre, a destra, Mary Hogan mostra le sue lacrime per un fratello scomparso (un altro fratello è stato salvato). (Avanzamento di Staten Island/Tony Carannante)
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I vigili del fuoco di New York-Grim Work vengono calati domenica in un serbatoio di stoccaggio del gas di Staten Island, New York, mentre continuano le ricerche per le vittime di un’esplosione e di un incendio in cui le autorità hanno affermato che si temeva la morte di 40 uomini. L’esplosione è avvenuta sabato pomeriggio, lasciando tonnellate di detriti fumanti dal tetto della struttura a forma di cono. (Stampa associata)
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I vigili del fuoco trasportano una scatola di pino contenente i resti di un’altra vittima dell’esplosione attraverso le macerie che ricoprono il pavimento del serbatoio. (Avanzamento di Staten Island/Robert Parsons)
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Questa foto mostra due corpi calati in seguito all’esplosione del 1973 di un serbatoio di gas naturale liquefatto a Bloomfield. (Avanzamento di Staten Island/Frank J. Johns)
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Serbatoi GNL del Texas Eastern a Bloomfield, intorno agli anni ’80. (Avanzamento di Staten Island/Steve Zaffarano)
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Jean Auture conforta Natalina Fava durante la commemorazione delle vittime dell’esplosione del Tetco. Entrambe le donne hanno perso i mariti nell’esplosione. (Avanzamento di Staten Island/Frank J. Johns)
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I detriti dell’esplosione, compresi tubi e travi di supporto, formano uno scenario inquietante con ghiaccioli mentre le temperature sotto lo zero continuano sul luogo della catastrofe di Bloomfield. (Avanzamento di Staten Island/Tony Carannante)
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“Sono corso lungo il lato del serbatoio e quando ho sentito l’esplosione, ho continuato a ripetermi: ‘O Dio, sei morto'”, ha spiegato con calma John Carroll ieri sera mentre era seduto su una sedia a rotelle al St. Vincent Medical. Centro. Apparentemente la fortuna era stata dalla parte del trentunenne Carroll mentre scappava dalla sua postazione di lavoro sul tetto di cemento del più grande serbatoio di stoccaggio del gas del mondo, correva lungo il lato del suo terrapieno e cadeva a terra mentre un’esplosione squarciava il carro armato alto otto piani, uccidendo 40 lavoratori, incluso il fratello minore di Carroll. (Avanzamento di Staten Island/Robert Parsons)
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La freccia indica il luogo dell’esplosione del serbatoio di GNL del febbraio 1973, a Bloomfield. Quattro anni dopo si tiene una cerimonia commemorativa nelle vicinanze. (Avanzamento di Staten Island)
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Rese vedove dall’esplosione del carro armato Bloomfield, la signora Dina Dire, a sinistra, la signora Anntoinetta Rubino, al centro, e la signora Natalina Faua piangono durante le cerimonie funebri. (Avanzamento di Staten Island/Frank J. Johns)
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Virginia Buonriaggio legge i nomi delle persone uccise nell’esplosione mentre Paul Capotosta, a destra, dei Richmond Cadets, suona i rubinetti. (Avanzamento di Staten Island/Frank J. Johns)
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Servizio commemorativo dopo l’esplosione del serbatoio di GNL. (Avanzamento di Staten Island/Frank J. Johns)
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Prima pagina di Staten Island Advance, 11 febbraio 1973.

UN CLAMOROSO SUCCESSO

Fellonia: accusa lanciata nel Medioevo verso colui che non si presentava ad un duello.

Un clamoroso successo. Non può essere  definita altrimenti la manifestazione organizzata dai partiti e dalle associazioni nella piazza del Comune di Vado Ligure per chiedere all’Amministrazione regionale  di rispettare i  loro diritti  democratici di cittadinanza e avere un confronto con le istituzioni in merito al progetto del rigassificatore che dovrebbe essere installato davanti alla costa di Savona e Vado Ligure.

In un ventitré di agosto che ha visto l’apice di uno dei periodi più caldi mai registrati nella storia della Liguria, centinaia di persone hanno sfidato il sole a picco delle 14:30 per difendere i loro diritti di cittadini. Ha voluto esserci persino chi, in evidenti precarie condizioni di salute a causa delle terapie di un periodo molto difficile della propria vita ha avuto il coraggio di sfidare il caldo torrido per proclamare i propri diritti di cittadino.

Di fronte a questo meraviglioso spettacolo di civiltà, in un paese spesso sfiduciato e cinico, l’amministrazione regionale   all’ultimo momento non ha avuto il coraggio di sostenere il confronto con la popolazione ed è fuggita spostando la riunione nel chiuso  di una sala genovese,  commettendo così il primo clamoroso autogol.  La fuga dell’avversario è una  prima vittoria.

Il migliore elenco di incidenti relativi al trasporto e stoccaggio di GNL

Il giornale ” La civetta di Minerva” in un suo articolo ( qui l’articolo completo) riporta un elenco dettagliato di incidenti relativi al GNL a riprova che essi sono una possibilità non così remota. Per questo motivo riteniamo che il progetto di Vado Ligure debba essere rivisto tenendo come principale riferimento la sicurezza degli abitanti.

Cleveland, Ohio, USA, 1944 (incendio dei serbatoi di stoccaggio) 20.10.1944. Esplode impianto GNL: 131 morti – 225 feriti – 79 case distrutte – 2 fabbriche – 217 auto – 680 senzatetto un’area di circa 12 ettari fu completamente devastata.

Gasiera Methane Princess, 1965 (perdita di GNL)

Gasiera Jules Verne, Maggio 1965 (fuoriuscita di GNL)

La Spezia, Italia 1971 (fuoriuscita di GNL). Ci fu un improvviso aumento di pressione nel serbatoio che causò la fuoriuscita di vapore di GNL dalle valvole di sicurezza di una gasiera e la nube rimase in aria alcune ore. Si stima che uscirono fuori dal serbatoio circa 2000 tonnellate di vapore di GNL.

Montreal, Quebec, Canada, 1972 (esplosione nella camera di controllo). Il 27 maggio 1972 ci fu un’esplosione nell’impianto di liquefazione, quando un operatore provò ad accendere una sigaretta.

Staten Island, USA, 1973 (esplosione all’interno di un serbatoio di stoccaggio a terra). Un fuoco scoppiò in un serbatoio di GNL fuori servizio che era in riparazione. 40 operai che vi lavoravano all’interno morirono. Nonostante gli accurati sistemi di controllo, un cortocircuito di un macchinario usato per la manutenzione provocò l’innesco di una sacca residua di gas ed una serie di reazioni a catena.

Massachusettes, USA, 1974 (perdita di GNL). Il GNL era stato caricato su una chiatta; a causa di un problema elettrico si verificò la chiusura automatica delle valvole del liquido principale. Una certa quantità di GNL fuoriuscì da una valvola malfunzionante che però non aveva mostrato cedimenti durante le 7 ore di caricamento della nave. Si verificarono molte fratture sul ponte della nave in un’area di circa 2 metri.

Aquarius, settembre 1977 (fuoriuscita di GNL). Durante il riempimento del serbatoio della nave ci fu una fuoriuscita di 125.000 mc di GNL dal tubo con cui si effettuava il caricamento.

Das Island, Emirati Arabi Uniti, marzo 1978 (fuoriuscita di GNL da una tubazione). Questo incidente avvenne a causa della rottura di un tubo di collegamento allacciato nella parte inferiore di un serbatoio di stoccaggio. Il serbatoio era del tipo a doppio guscio con un muro interno di acciaio al 9% di nichel mentre quello esterno era di acciaio al carbonio. La fuoriuscita di vapore dal guscio esterno del serbatoio formò una nuvola più pesante dell’aria; fortunatamente non prese fuoco.

Cove Point, Maryland, USA, 1979 (perdita di GNL) Da una pompa ad alta pressione si verificò una perdita di GNL che trovò sfogo in un condotto elettrico; il gas si accumulò nella scatola elettrica all’interno della centralina di trasformazione. Quando l’impiegato aprì il circuito per fermare la pompa si verificò l’innesco con conseguente esplosione. L’impiegato morì ed un altro rimase seriamente ferito.

Mostafà Ben Bouliad, aprile 1979 (perdita di GNL da una valvola). Mentre una nave gasiera di GNL con serbatoio di 125.000 metri cubi scaricava a Cove Point, una valvola di controllo si ruppe rilasciando GNL. Si verificarono crepe sul ponte della nave

Pollenger, aprile 1979 (perdita di GNL da una valvola). Mentre la nave stava scaricando il gas nel terminale di Everett in Massachusetts, una perdita di GNL da una valvola fratturò il coperchio di uno dei serbatoi della nave stessa. L’area fratturata fu di circa 2 metri quadri.

Bontang, Indonesia, 1983 (esplosione di uno scambiatore di calore). Il 14 aprile avvenne una grande esplosione di GNL. La rottura di uno scambiatore di calore in un terminal GNL causò una grave esplosione. La rottura avvenne a causa di una pressione troppo elevata dello scambiatore di calore causata da una valvola chiusa sulla linea di scarico. Tutti i sistemi di sicurezza per la rilevazione della pressione erano connessi a questa linea.

Nevada Test Site, Mercury, NV, 1987 (nube di GNL). Si verificò l’innesco di una nube di vapore di GNL durante un test a scala reale. La nube si infiammò causando danni alle apparecchiature.

Bachir Chilani, 1990 (frattura del guscio di un serbatoio). Si verificò una frattura nel guscio interno di un serbatoio da 130.000 metri cubi della nave gasiera, provocando l’ingresso di acqua di mare nello spazio dietro l’isolamento del carico.

Est dello Stretto di Gibilterra, 2002 (collisione gasiera con sottomarino nucleare). Collisione tra la Norman Lady, una nave gasiera GNL, e il sottomarino nucleare U.S.S. Oklahoma City. Per fortuna la nave aveva da poco scaricato il carico di GNL a Barcellona in Spagna.

Skikda – Algeria, gennaio 2004 (insufficiente manutenzione) 20.1.2004. Esplode impianto GNL: 27 morti e 74 feriti Il 19 gennaio si è verificata una esplosione di una parte dell’impianto di produzione di GNL, che ha innescato una densa nube di vapore; sono state necessarie 8 ore per estinguere l’incendio. L’esplosione ed il fuoco hanno distrutto una porzione dell’impianto causando la morte di 27 operai, 74 feriti e danni anche molto al di fuori dei confini dell’impianto. L’incidente è stato causato da una perdita di GNL da una tubazione dovuta ad una insufficiente manutenzione.

Trinidad Tobago, giugno 2004 (cause ancora da accertare). Una turbina, utilizzata nell’impianto numero 3 per fornire energia ai compressori necessari alla liquefazione del gas, è esplosa. Le cause dell’incidente sono ancora da accertare.

Belgio, 31 luglio 2004. Esplode un gasdotto di GNL: 15 morti – 200 feriti.

Norvegia, settembre 2004. Una gasiera GNL si è incagliata a nord di Bergen. I motori della nave si erano fermati e le ancore erano inutilizzabili a causa delle condizioni di tempesta. Comunque due rimorchiatori erano riusciti ad agganciare e rimorchiare la nave quando questa era arrivata a solo 30 metri dalle rocce. Erano stati fatti i preparativi per evacuare le 800 persone residenti dell’isola di Fedje, per paura che la nave potesse esplodere nel caso di collisione con le rocce.

Nigeria, 30 agosto 2005. Esplode un gasdotto di GNL: 11 dispersi, 27 chilometri quadri inghiottiti dall’inferno. Un gasdotto di GNL interrato è esploso a Kalakama. Undici persone disperse. La fauna, pesci e crostacei tipici dell’ambente delle mangrovie, e la flora acquatiche sono andati completamente distrutti.

Savannah, GA, marzo 2006. Una fuoriuscita potenzialmente disastrosa è accaduta quando la gasiera GNL Golar Freeze ha scaricato il gas liquido al terminal GNL Southern presso l’isola Elba Island. La nave ha rotto gli ormeggi e si è allontanata dalla banchina. Il porto è stato chiuso per 36 ore. La Guardia Costiera e i tecnici della FERC (Federal Energy Regulatory Commission) hanno aperto un’inchiesta.

Trinidad & Tobago, maggio e giugno 2006. Un altro incidente è accaduto all’impianto Atlantic GNL a Point Fortin. Lo scoppio e l’incendio è dovuto a una guarnizione che ha ceduto.

Giordania, luglio 2006. Una gasiera GNL ha avuto un incendio quando scaricava il GNL a Aqaba. Sono rimaste ferite 12 persone. Quattro di queste persone erano vigili del fuoco. Gli altri feriti erano dell’equipaggio della gasiera. La nave è stata subito evacuata ed è stata trainata dalla banchina a un porto nel Mar Rosso in quanto aveva scaricato soltanto la metà del suo carico. Le cause dell’incidente sono alla base di un’inchiesta.

GNL – Il famoso incidente di Cleveland Ohio

Per  comprendere appieno i rischi legati ad un  deposito di GNL,  sia esso  sulla terraferma o in mare è utile analizzare quanto accadde Il 24 ottobre 1944 nella città di Cleveland Ohio Stati Uniti,   quando una copiosa perdita  generò una nube di metano che poi esplose.

Certamente si era agli albori della tecnologia del GNL,  le procedure di sicurezza non erano paragonabili alle attuali ma la potenza e quindi pericolosità del metano resta la stessa e, nonostante  tutte le sicurezze, non si può ancora escludere la possibilità di grandi fuoriuscite in caso di incidenti quali per esempio la collisione tra navi.

Qui di seguito riportiamo la cronaca degli eventi come è raccontata dal sito dell’università di Cleveland dove la si può trovare in lingua inglese

L’ esplosione e incendio dell’EAST OHIO GAS CO.  ha avuto luogo venerdì 20 ottobre 1944, quando un serbatoio contenente gas naturale liquido equivalente a 90 milioni di piedi cubi è esploso, provocando il più disastroso incendio nella storia di Cleveland. Case e aziende sono state inghiottite da un’ondata di fuoco in più di 1 kmq. del lato est di Cleveland, delimitato da St. Clair Ave. NE, E. 55th St., E. 67th St. e la Memorial Shoreway.  Alle 14:30, il vapore bianco iniziò a fuoriuscire dal serbatoio di stoccaggio n. 4, che era stato costruito dalla East Ohio Gas Co. nel 1942 per fornire gas di riserva aggiuntivo per le industrie belliche locali. Il gas nel serbatoio, situato all’estremità settentrionale di E. 61st St., è diventato combustibile quando si è mescolato con l’aria ed è esploso alle 14:40, seguito dall’esplosione di un secondo serbatoio circa 20 minuti dopo. Il fuoco si è propagato attraverso 20 isolati, inghiottendo file di case e perdendone altre. Il gas vaporizzato scorreva anche lungo i cordoli e le grondaie e nei bacini di raccolta, attraverso i quali entrava nelle fognature sotterranee, esplodendo di tanto in tanto, strappando il marciapiede, danneggiando gli impianti di servizio sotterranei e facendo esplodere i tombini. L’area circostante il distretto in fiamme è stata evacuata e i rifugiati sono stati accolti nella Willson Jr. High School di E. 55th St. dove la Croce Rossa ha cercato di prendersi cura di ca. 680 vittime senzatetto.

Nel tardo pomeriggio di sabato gran parte dell’incendio si era estinto, l’elettricità è stata ripristinata in alcune zone e il giorno successivo alcuni residenti hanno iniziato a tornare alle loro case. L’incendio ha distrutto 79 case, 2 fabbriche, 217 automobili, 7 rimorchi e 1 trattore; il bilancio delle vittime è salito a 130. L’incendio e la successiva analisi della sua causa hanno portato a nuovi e più sicuri metodi per lo stoccaggio a bassa temperatura del gas naturale.

Lo studio per il governo degli USA sui rischi delle metaniere

Nel 2004 il governo degli Stati Uniti ha commissionato ai Sandía National Laboratories, una delle massime autorità statunitensi per la sicurezza chimica e nucleare, uno studio sugli scenari possibili in caso di un attacco terroristico a una nave metaniera. Questo studio è poi stato aggiornato nel 2008 per le nuove navi di maggiori dimensioni (Scaricabile qui in Inglese)

I risultati di questo lavoro, basato su simulazioni matematiche, possono essere molto utili anche per valutare i rischi connessi ad un incidente quali ad esempio la collisione con un’altra nave.

L’ apertura di una falla in uno dei serbatoi della nave può essere prodotta non solo da un atto terroristico ma, più banalmente, anche da una collisione o un altro incidente.

Ecco un estratto: (pag 37 – Conclusioni)

“Anche se l’esito più probabile di una potenziale fuoriuscita di GNL sarebbe un incendio in una piscina ( di fiamme n.d.r.), è stata condotta un’analisi per la dispersione dei vapori. La distanza media di dispersione dei vapori LFL (infiammabili n.d.r.) da una fuoriuscita di GNL sull’acqua per una breccia nominale di 12 metri quadrati sarebbe di circa 4600 metri. Questo risultato è stato ottenuto da una gamma variabile fra 4000m e 5200m ottenuta considerando una serie di valori di flusso e di massa.  Come già detto l’area di pericolo per un evento di dispersione di vapori è allungata in direzione sottovento rispetto al punto di fuoriuscita, piuttosto che distribuita su un cerchio uniforme e, probabilmente, prenderà fuoco quando incontrerà la prima fonte di accensione. Per le operazioni mare aperto, le fonti di accensione possono essere meno numerose rispetto alle operazioni in prossimità della costa. Le distanze di rischio di incendio delle piscine (di fiamme) e di dispersione dei vapori sono significativamente influenzate dalle condizioni ambientali e operative specifiche del sito.”

M.B.

Piero Angela decrive i rischi di una nave metaniera

«Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche».

Angela rispondeva ad una domanda relativa ai rischi correlati all’impiego di energie non rinnovabili.

La domanda che gli era stata posta era: «E quale sarebbe il peggiore incidente immaginabile?».

Così rispondeva Angela: «Per esempio, una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici. Il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato  rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Il resto è facilmente immaginabile. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni. Si tratta di uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile».

Domanda: «Terrificante. Si può immaginar qualcosa di peggio o questo è lo scenario da incubo finale?».

Risposta: «Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche».

M.B.

Rigassificatore Vado, Europa Verde Liguria lancia l’allarme: “Gravissimo rischio per la popolazione”

Nicola Seppone

Da : ivg.it


Vado Ligure. “Già nel 2004, di fronte alle norme espansione del mercato del gas naturale liquefatto negli Stati Uniti, il governo americano ha commissionato al Sandia National Laboratory, uno dei centri di ricerca più importanti al mondo per i rischi relativi a impianti chimici e nucleari, uno studio sulle conseguenze di una fuoriuscita incontrollata di metano liquido dalle cisterne di una nave metaniera. Dall’analisi di questi documenti i Verdi ritengono che il progetto di cui si parla in questi giorni relativo alla collocazione di un rigassificatore a Vado Ligure a una distanza di 4 km dalla costa rappresenti una gravissima situazione di rischio per la popolazione su di cui le autorità devono fornire spiegazioni dettagliate ed esaustive su come intendano prevenirla”. Lo fa sapere, in una nota, Europa Verde Liguria.

“Lo studio analizza le conseguenze di un attacco terroristico o di un generico incidente – spiegano -. Il rischio preso in considerazione riguarda la nave metaniera che periodicamente si accosta alla nave rigassificatrice. Un semplice incidente navale, che producesse uno squarcio in una cisterna farebbe fuoriuscire il metano liquefatto ( che nella nave è mantenuto ad una temperatura di circa 162 gradi sotto lo zero e in queste condizioni non brucia e non esplode). Appena fuoriesce comincia a riscaldarsi e a bollire diventando metano gassoso Il quale come tutti sanno brucia ed esplode molto facilmente. La fuoriuscita di gas liquefatto produce una chiazza ribollente che galleggia sul mare sovrastata da una crescente nube di metano dando luogo a due possibilità: la prima prevede che la nube incontri una fiamma o una scintilla incendiandosi e creando quella che viene detta una ‘piscina di fiamme’ che può raggiungere un diametro di quasi 2 km e che emette una tale quantità di calore da renderla letale a molte centinaia di metri”.

“Nella seconda – proseguono – invece questo scenario apocalittico diviene ancora più grave se la nube di metano non si incendia subito e viaggia fino a incontrare un punto di innesco. L’ipotesi peggiore ipotizzata nello studio riporta distanze intorno ai 5 km che, come è sottolineato dai ricercatori, in caso di vento, possono diventare ancora maggiori.. Risulta del tutto evidente quindi che collocando il rigassificatore a quattro chilometri dalla costa, in caso di un incidente navale rilevante o un eventuale attacco terroristico ed in presenza di vento di mare, gli abitati di Vado e di Savona potrebbero essere invasi da una nube di metano che, trovando un sicuro innesco a terra. provocherebbe una immane catastrofe”.

Quello descritto non è uno scenario remoto perché come è riportato dal database mondiale degli incidenti navali (WOAD) le collisioni tra navi soprattutto in zone trafficate come quelle in prossimità dei porti sono molto frequenti e lo dimostrano le statistiche che annoverano ad oggi almeno 158 incidenti rilevanti riguardanti navi metaniere, Tra cui 19 collisioni, 10 tra incendi ed esplosioni e 27 perdite di carico. L’ultima collisione è avvenuta Il 30 agosto del 2022 in prossimità di Gibilterra dove una nave cargo dopo aver colpito una metaniera, fortunatamente vuota. è quasi affondata. Questi rischi potrebbero facilmente essere mitigati collocando il rigassificatore e quindi la relativa nave metaniera a una distanza ben maggiore dalla costa così come è stato fatto nel caso dei rigassificatori di Rovigo – Porto Viro collocato a 15 Km dalla costa e di Livorno che dista 22 km. Come è ovvio il distanziamento implica la posa di un tubo dalla nave a terra appoggiato sul fondale, cosa che è relativamente semplice laddove, come nel caso di Porto Viro e di Livorno, ci sono poche decine di metri di fondo ma decisamente più complicata nella rada di Vado Ligure che è fra i tratti della costa italiana più scoscesa in assoluto e che si inabissa rapidamente a molte centinaia di metri di profondità. A questo punto i Verdi si interrogano sulle motivazioni che hanno spinto a scegliere la località di Vado Ligure, apparentemente la meno adatta per questo tipo di installazione“, concludono.